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Introduzione ai femminismi

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Prefazione al volume Introduzione ai femminismi a cura di Anna Curcio (Input, DeriveApprodi 2019)

Quello che avete tra le mani più che un libro è un vademecum. Un manualetto che propone un excursus sicuramente non esaustivo, ma non per questo meno opportuno, della critica femminista della cosiddetta seconda ondata. Anzi, attraversando le piazze e le assemblee di un nuovo movimento femminista in Italia ci siamo convinte dell’opportunità se non della necessità di una tale operazione pedagogico-editoriale.

In quelle piazze e in quelle assemblee abbiamo registrato una larga domanda di conoscenza che, a buona ragione, riteniamo possa essere ricondotta a un doppio movimento. Da una parte la crisi evidente della produzione di sapere delle istituzioni accademiche, non solo del sapere critico da cui l’accademia si è congedata già da tempo ma anche del sapere tout court ampiamente pillolizzato e banalizzato all’interno dei corsi universitari. Dall’altra una rinnovata curiosità politica soggettiva, che forse non ha caratterizzato altre fasi di movimento, quando a prevalere erano altre sensazioni: l’inadeguatezza, che portava a scimmiottare il passato (è l’esperienza di chi come me è cresciuta politicamente tra gli Ottanta e i Novanta con il fardello pesantissimo delle lotte degli anni Settanta) e l’onnipotenza, di chi pensava che il confitto sociale fosse nato lì, in quel preciso momento, dal nulla (come abbiamo a tratti visto tra le generazioni militante più recenti che, nel liberarsi dagli anni Settanta hanno cancellato interi percorsi soggettivi e di lotta). D’altra parte, quando la crisi morde, è crisi su tutti i fronti, movimenti compresi e il bisogno di ricostruire la propria genealogia politica diventa esigenza di sopravvivenza. Così, quando abbiamo lanciato la proposta del corso da cui questo libro è tratto, non abbiamo solo raccolto l’adesione entusiasta delle studiose femministe e queer di cui trovate qui raccolte le lezioni, siamo anche state costrette a imporre un numero chiuso al corso. Lo spazio militante in cui lo avevamo pensato non era sufficiente a raccogliere quante e quanti volevano aderire all’iniziativa e le lezioni sono state dense partecipate così come la discussione che le ha seguite.

Non sorprenderà allora che riteniamo collettiva l’autorialità di questo manualetto. Un autore collettivo che eccede le stesse autrici dei saggi, perché i saggi sono il frutto anche del confronto e dello scambio tra «docente» e «discente» in un percorso in cui la produzione di sapere è immediata condivisione, messa alla prova politica, in una parola: pratica sovversiva. Perché, come abbiamo imparato «la conoscenza è legata alla lotta» e le questioni che diversamente i saggi riprendono si interrogano tutte proprio a partire da una dimensione militante e di lotta. Perché le autrici dei saggi, come chi ha partecipato al corso, sono a vario titolo parte del dibattito femminista in Italia. 

Se l’autore è senz’altro collettivo, è invece soggettiva (di un soggetto però che anch’esso collettivo e prova a praticare forme autonome di produzione di sapere) la responsabilità dell’articolazione del volume e del corso prima, ovvero la scelta di considerare alcune e non altre declinazioni dell’ampia e variegata critica femminista della seconda ondata. A questa scelta ha risposto senz’altro una necessità di sintesi ma a muoverci è stato anche un orientamento politico, ovvero riprendere quelle esperienze politico-intellettuali che pur nella discontinuità ci è parso parlassero meglio di altre all’oggi. Sappiamo di aver colpevolmente trascurato alcuni aspetti ma per partire, spesso, bisogna operare semplificazioni, snellire il corpaccione, schematizzare, soprattutto quando si ha a che fare con la produzione di sapere che, come sappiamo, è per sua natura aperta, in continua evoluzione e soprattutto definisce una scelta di campo. Abbiamo quindi deciso di considerare cinque tappe della critica femminista del secondo Novecento non perché fossero più importanti delle altre ma perché ci è  parso fosse più utile all’oggi riprenderle e discuterle.

Il volume si apre con quello che provo a definire come «femminismo marxista della rottura» di cui accenno una ricostruzione storiografica soffermandomi in particolare sui principali nodi teorici della critica a Marx. Il secondo capitolo considera il femminismo Nero nella presentazione di Marie Moïse che ne discute le basi concettuali e le strategie di lotta, dentro la peculiare epistemologia definita dove razza, genere e classe si incontrano. La tappa successiva è dedicata al pensiero della differenza sessuale di cui Federica Giardini offre una lettura attenta ai punti di forza e alle entropie e discute il rapporto tra «vivere, agire e pensare» che ne definisce le pratiche. Segue l’esperienza del femminismo materialista in Francia. Sara Garbagnoli, nel volume, sostituisce la lezione tenuta da Valeria Ribeiro Corosacz durante il corso (e ripercorre i nodi teorici principali e il dibattito che quell’esperienza apre e/o nel quale si inserisce). D’altra parte Riberio e Garbagnoli hanno a lungo lavorato insieme sul tema e si deve proprio al loro lavoro congiunto la diffusione in Italia di questo pensiero. Infine Federico Zappino discute il nesso tra femminismo e queer a partire da una critica radicale dell’eterosessualità. A chiudere il volume, un intervento di Lorenza Perini che inquadra il contesto politico-istituzionale e soggettivo in cui si innestano, tra gli anni Sessanta e gli Ottanta, le esperienze femministe che qui consideriamo

Il libro, nell’insieme, offre un excursus della critica femminista lungo una direttrice storica che arriva fino all’oggi ma non fa ricostruzione storiografica né filologia del discorso femminista. Propone invece una lettura delle diverse esperienze con uno sguardo attento al presente, portando in primo piani questioni a vario titolo rilevanti per orientarsi nel dibattito femminista.

Poiché ogni saggio è espressione dello specifico posizionamento politico e intellettuale dell’autrice, e non mancano posizioni articolate e finanche dissonanti, il volume offre punti di vista differenti. Tali punti di vista non coincidono necessariamente con quelli che hanno mosso l’organizzazione del corso, talora anzi stridono o sono dissonanti. Il problema che ci siamo poste - soprattutto per una simile operazione introduttiva - è proprio di dare parola anche alle contraddizioni, alle contrapposizioni e ai odio irrisolti del dibattito femminista che non è mai stato un soggetto unitario, bensì un mondo eterogeneo ed estremamente diversificato. Crediamo che ciò ci abbia permesso, che senza schiacciare il discorso su una o un’altra posizione, di districarsi tra i temi caldi del dibattito femminista. Il nesso tra capitalismo e patriarcato, il nodo del potere e la sua relazione con l’autorità, l’attenzione costante al rapporto tra razze e genere e l’intersezionalità letta nella materialità dei rapporti sociali di produzione, la sessualità tra identità e differenza, sono solo alcune delle tracce di riflessione che il volume propone.

Per i percorsi che riprende e le questioni che apre, questo volumetto è un’introduzione agile al pensiero femminista contemporaneo. Al contempo offre spunti e riferimenti importanti da riprendere e sviluppare, per questo si diceva che è una vademecum. Lo abbiamo pensato nella sua immediata applicabilità, come strumento per orientarsi tra le principali declinazioni del dibattito femminista, per indagare strumenti, pratiche e parole d’ordine, per declinarne di nuove o reinterpretare le vecchie; per ripensare nel presente quei percorsi e quelle analisi e valutare elementi di continuità e discontinuità, salti, pieghe, punti di blocco e rinnovate potenzialità.