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Omaggio a Primo Moroni

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Introduzione di Cesare Bermani, Sergio Bologna e Bruno Cartosio al numero speciale di “Primo Maggio”

Chi ha partecipato al ’68, all’autunno caldo ed ai movimenti sociali del decennio successivo ricorderà la rivista “Primo Maggio”. L’avevamo fondata nel 1973, sarebbe durata fino al 1988. Cercavamo un editore, ci portarono in piazza Sant’Eustorgio a Milano, dove c’era una piccola libreria, un bugigattolo, ma gestita da un grande uomo, Primo Moroni. È scomparso vent’anni fa, vittima della malattia del secolo. Per ricordarlo abbiamo ripescato quel titolo “Primo Maggio”, anche perché aveva un sottotitolo intrigante: “saggi e documenti per una storia di classe”. Volevamo fare una rivista di “storia militante” ed è questo che suscitò l’interesse di Primo Moroni, un uomo di straordinaria sensibilità culturale che colse al volo cosa c’era dietro quel termine di “storia militante”. C’era la consapevolezza che scrivere di storia, riorganizzare la memoria, ricostruire il passato, è un’attività, un mestiere, che richiede grande passione politica, esige la scelta di stare dentro le cose e non di astrarsene per guardarle con distacco e giudicarle “obbiettivamente”. Noi volevamo essere parziali, schierati da una parte, da quella di coloro che lavorano ma non godono dei frutti del loro lavoro, di coloro che creano ma non godono dei frutti della loro creatività, di quelli che dicono la verità ma per questo hanno la vita dura. E questo, nella pratica della storia, porta spesso a sorprendenti scoperte o a riscoprire vicende su cui era calato il silenzio. Noi che abbiamo fondato questa rivista, dato che siamo ancora in circolazione, malgrado i decenni che ci portiamo sul gobbo, per ricordare Primo abbiamo chiamato a raccolta persone che lo avevano conosciuto – ma anche giovani che ne hanno solo sentito parlare – per costruire con loro questo “numero speciale” con tematiche che avevamo già affrontato con lungimiranza 40 anni fa o tematiche di oggigiorno. Abbiamo fatto un prodotto online e non abbiamo trovato posto migliore per renderlo disponibile che il sito della fondazione creata da Luigi Micheletti, un altro grande uomo, operaio di fabbrica, comandante partigiano, piccolo imprenditore, che ha investito la sua piccola fortuna in quella Biblioteca di storia contemporanea che a Brescia custodisce documenti di grande importanza per la storia del Novecento. Anche Luigi aveva capito perfettamente il senso dell’uso pubblico della storia e, non contento di aver fondato un centro di studi e di documentazione, ebbe l’idea di costituire anche un Museo dell’industria e del lavoro del Novecento. Qui ne parla Pier Paolo Poggio. A lui ed ai suoi giovani collaboratori, che ci hanno permesso di confezionare questo prodotto digitale, va il nostro ringraziamento. Ma anche a tutti gli amici che hanno voluto essere presenti in questo omaggio a Primo Moroni, un uomo che ha segnato la cultura milanese ed ha contribuito a trasformarla ben oltre il perimetro del cosiddetto underground. Primo è stato qualcosa di ben diverso dall’immagine stucchevole che di lui spesso viene fatta, personaggio pittoresco dei Navigli che canta le gesta della vecchia mala. Primo è stato un innovatore.