Stampa

Carne da macello

on .

Putilov recensisce il volume dei SI Cobas

Carne da macello a cura del SI Cobas ed edito da RedStarPress raccoglie molto bene quelle che sono state le lotte che nel concreto hanno scoperchiato lo sfruttamento schiavile, il caporalato e la mafia delle cooperative all’interno dei magazzini della logistica e in parte anche nel mondo della lavorazione carni; un libro capace di mettere in crisi la narrazione dei padroni e dei media sempre troppo focalizzati sui metodi di lotta utilizzati efficacemente e non sullo stato dell’arte del mondo del lavoro.

La storia di un decennio di lotte che, mentre scrivo, stanno andando avanti e che saranno slancio per le lotte future nella “guerra” perpetua per diritti che dovrebbero essere la normalità, ma che purtroppo non lo sono.

La società nella quale viviamo è sempre più euforica, veloce, smart e frenetica. Ci stanno abituando a comperare con un clic del mouse, a propinarci prodotti con prezzi convenienti per le nostre tasche di lavoratori o, al contrario, costosi perché di made in Italy e, quindi, di qualità. Il problema fondamentale è che nessuno, se non qualche eccezione, si è mai chiesto cosa c’è dietro a quel clic, perché forse fa comodo o è meglio non sapere, ma dietro a tutto ciò c’è lo sfruttamento intensivo e infame di esseri umani, persone che sono costrette a lavorare come bestie per poter mangiare e dar da mangiare alle proprie famiglie, persone che lavorano per una vita dignitosa in condizioni che non lo sono affatto.

Carne da macello entra nel merito di queste cose, ma soprattutto permette di capire come la controparte padronale non stia ferma a guardare e sia capace di mettere in atto metodi reazionari nel tentativo, vano, di scardinare lotte che andrebbero cosi a mettere in crisi i loro guadagni. Lo abbiamo visto con la vicenda di Aldo Milani, ben narrata nel libro, lo vediamo quotidianamente con il tentativo di licenziare i lavoratori “indesiderati”, coloro che rifiutano il proprio sfruttamento e decidono di lottare per cose che supponiamo banali: diritti.

Partendo da questo libro e dall’esperienza sul campo, alcune valutazioni e criticità rispetto alle lotte nel mondo della logistica si devono portare. Criticità che vogliono essere costruttive perché sarebbe da stolti negare il ruolo fondamentale dei lavoratori e del Si Cobas nello scoperchiare questo calderone tappato per troppi anni.

Come prima cosa si nota come queste lotte alla lunga siano rimaste troppo marginali, isolate e fine a se stesse. Purtroppo nel settore della lavorazione carni, incentrato sul distretto modenese di Castelnuovo-Vignola-Solignano, le lotte messe in campo non hanno avuto la capacità di estendersi altrove e di non avere quella generalizzazione necessaria da poter arrivare ad altri settori, per far si che le mobilitazioni potessero effettivamente essere i grado di far saltare il giochino messo in campo dagli apparati statali e dai padroni del comparto.

La sensazione è che spesso la controparte abbia lasciato fare, consapevole del fatto che poi, con il tempo dalla propria parte, i diritti concessi li avrebbe poi eliminati attraverso altre vie e altri modi. A differenza di noi, i padroni hanno tutto il tempo che vogliono per riprendersi tutto, noi invece dobbiamo essere sempre sul pezzo e non mollare un centimetro.

Da qui arrivo alla seconda criticità, che uso anche per andare a mettere a critica il lavoro dei sindacati confederali. Troppo spesso, e il libro su questo aspetto ci va molto pesante nel criticare i confederali, la frammentazione delle lotte va a vantaggio dei padroni. Ognuno dovrebbe avere l’umiltà di capire che solo andando uniti si può raggiungere l’obiettivo. La parola “uniti” vuole dire che nello specifico si possono trovare obiettivi e ognuno con i suoi metodi può far sì che essi si raggiungano. Spesso non solo si fanno favori ai padroni, frammentando le lotte, ma molte volte si fanno dei danni ai lavoratori.

Se l’obiettivo è eliminare lo sfruttamento del sistema cooperativo, per farlo bisogna trovare unità d’intenti con altri operai organizzati in altri sindacati, poi una volta raggiunto l’obiettivo ognuno porterà a casa quello che vuole. Da questo punto di vista essere ancora nello stato di rimarcare e legittimare metodi di lotta andando a denigrarne altri è controproducente.

Finché non si rifletterà su questi passaggi per trovare soluzione positiva alle contraddizioni espresse è facile intuire che si potranno ottenere vittorie  nello specifico, ma allargando la visione delle cose, a livello complessivo, in mano rimane ben poco.

Per questo ritengo fondamentale che Carne da macello non diventi un libro di nicchia, ma dovrebbe essere presentato in maniera più ampia nei luoghi di lavoro, nelle sedi sindacali, in spazi pubblici, perché è un libro fondamentale per capire in che direzione sta andando il mondo del lavoro.