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Papà, perché mi odi?

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Un contributo di Sarah Jones sulle elezioni inglesi e la situazione nel Regno Unito 

 «Oh simple thingwhere have you gone 

I’m tired and I need someone to rely on»  

Lily Allen, Somewhere Only We Know (dalla Labour Party Campaign Video, 2017) 

L’incendio alla Grenfell Tower a Londra ci ricorda la situazione nel Regno Unito, dove la classe dirigente fa quello che vuole di una classe lavoratrice molto indebolita.  Le ripetute segnalazioni dei residenti circa la sicurezza dell’edificio non hanno avuto la forza necessaria per farsi ascoltare. A novembre scrivevano: 

«Sfortunatamente, il Grenfell Action Group ha concluso che l’unico modo per mostrare le pratiche che caratterizzano il mal governo di questa organizzazione sia un incidente che causi molte vittime». 

Questo incidente mortale si è verificato e ha mostrato questo mal governo. I ponteggi finanziati privatamente per far sembrare il palazzo più attraente ai vicini ricchi ha diffuso le fiamme dal quarto fino all’ultimo piano in pochi minuti, gli allarmi antincendio non hanno funzionato e le indicazioni per la gente di restare in casa erano sbagliate. Il municipio conservatore della zona ha ignorato le leggi antincendio, il governo conservatore ha tagliato le spese dei vigili del fuoco e non ha seguito le raccomandazioni di un rapporto scritto dopo la morte di sei persone in un palazzo popolare nel 2009 nella zona sud di Londra, che indicava anche il pericolo di infiammabilità di quel tipo di ponteggi, usato in più di sessanta palazzi popolari nel Regno Unito. Dato il ruolo evidente del suo partito nel disastro non è una sorpresa che Theresa May abbia avuto paura di incontrare i sopravvissuti.  

Ma è stato un governo laburista a sviluppare le partnership private nel settore pubblico in nome dell’efficienza, indebolendo la sicurezza antincendio in nome della deregulation. Molti municipi in mano ai Labour hanno usato la stessa azienda per mettere gli stessi ponteggi attorno alle case popolari, l’incendio del 2009 scoppiò in un municipio laburista. E sono i municipi laburisti che stanno distruggendo alcuni dei complessi di case popolari più grandi in Europa. Questo incendio sarebbe potuto accadere anche in un municipio governato dai laburisti o durante un governo nazionale laburista, allora perché  il Labour non ha paura?  

Perché nonostante i suoi sforzi per cacciarlo, il Labour Party ha Jeremy Corbyn. Avendo sempre votato contro i peggiori eccessi del Labour, lui è la coscienza buona del partito, il suo grillo parlante. La sua leadership cancella i peccati passati del partito nella testa degli elettori, dandogli speranza che c’è un’alternativa ad anni di privatizzazioni e tagli al welfare. L’ultimo video della campagna del partito ha come colonna sonora Somewhere only we know” di Lily Allen e racconta di una classe lavoratrice stanca e perduta che spera in una figura paterna capace di guidarla verso un posto migliore. Anche se questo è uno dei pochi video dei Labour che non ha girato Ken Loach c’è qualcosa che ricorda il suo film “Io, Daniel Blake”: gente buona, onesta e lavoratrice che chiede semplicemente di riavere ciò che ha perso. Non è un soggetto collettivo minaccioso e combattivo, ma una serie di individui isolati che non vogliono niente di più di quella simple thing che hanno perso: il welfare state. Il messaggio del Labour è che sarebbe “semplice” aumentando le tasse ai ricchi del 5% e ritornando alle tasse sulle multinazionali ai livelli del 2010.  Con questa mossa Jeremy Corbyn, o JC come è spesso chiamato, potrebbe moltiplicare pani e pesci per tutti. Perciò non è una sorpresa sentire un residente del quartiere della Grenfell Tower dire: «La gente ha bisogno di una rivoluzione in questo paese, niente di meno!», suggerendo alla fine che questa rivoluzione è Corbyn. 

Theresa May ha indetto le elezioni essendo 20 punti avanti nei sondaggi, dal Guardian al Daily Mail erano tutti d’accordo che Corbyn fosse “ineleggibile”. In una Gran Bretagna post-Brexit debole e instabile la gente voleva un governo conservatore “forte e stabile”. Le elezioni avrebbero dovuto essere un replay del 1983, quando Margaret Thatcher distrusse Michael Foot, radendo al suolo il Labour Party per i successivi dieci anni. Definito “il biglietto d’addio più lungo della storia”, il Manifesto apertamente socialista di Foot proponeva tasse sulla ricchezza, la rinazionalizzazione delle industrie che Thatcher aveva privatizzato, un programma di emergenza per ricostruire le infrastrutture e le case popolari e un’immediata fuoriuscita dall’Unione europea. Nessuno voleva tornare al socialismo degli anni ’70 negli anni ’80 e a maggior ragione nessuno lo vuole oggi. Dal canto suo, May era così sicura della sua posizione di forza da pensare di avere mano libera per fare quello che voleva. Ha proposto che le cure per gli anziani fossero pagate dalla vendita delle loro case quando fossero morti e ha fatto capire che avrebbe voluto abbassare le pensioni, attaccando la sua base elettorale, i proprietari di case over 65. Intendeva rilegalizzare la caccia alla volpe (uno sport praticato solo da aristocratici e proprietari terrieri e per nulla popolare nel paese) e ha rifiutato di fare dibattiti televisivi con i leader degli altri partiti, dicendo di voler “andare avanti col suo lavoro”. 

Alla fine May ha vinto con la più alta percentuale dalla vittoria di Thatcher nel 1983, ma sfortunatamente per lei Corbyn ha avuto la percentuale più alta dalla vittoria di Blair nel 1997 e l’incremento di voti per i Labour più grande dal 1945 a oggi. In qualche modo queste elezioni possono essere viste come una vittoria per l’establishment, una riaffermazione delle sue politiche dopo il Brexit e il referendum per l’indipendenza della Scozia. E si è vista la più alta affluenza alle urne da venticinque anni a questa parte e il ritorno di un sistema bipolare forte. I due recenti referendum sembra abbiano avuto un effetto significativo: i voti ai conservatori e ai laburisti strappati in Scozia possono essere considerati una protesta contro l’appello per un nuovo referendum dello Scottish National Party, e il passaggio di voti tra conservatori e laburisti è stato chiaramente influenzato dalle rispettive posizioni sul Brexit. Il passaggio di voti in favore dei conservatori è stato particolarmente forte nei seggi tradizionalmente laburisti che hanno votato per lasciare l’UE, soprattutto tra gli operai qualificati. I conservatori hanno ottenuto più voti nei seggi dove negli ultimi cinque anni il reddito è crollato in maggior misura e non hanno avuto un incremento elettorale nei seggi dove il reddito è cresciuto maggiormente. Forse la gente non  ha votato pensando al portafogli nell’immediato ma pensando agli effetti di un Brexit senza compromessi sui loro redditi futuri.  Dall’altro lato, i laburisti hanno ottenuto più voti nelle zone dove aveva prevalso il Remain, guadagnando i voti in precedenza conservatori delle zone abitate dal ceto medio professionista. Il Labour ha raccolto il consenso di tutto lo spettro politico, guadagnando i voti non solo degli elettori in precedenza conservatori, ma in egual numero anche di persone che avevano votato per i Liberal Democratici, per i Verdi  e per l’UKIP. 

La popolarità di Corbyn è aumentata considerevolmente dopo la pubblicazione del suo Manifesto. Anche se molti a sinistra l’hanno accolto come un ritorno al socialismo del Labour, la sola proposta in comune con Foot era la fuoriuscita dall’Europa. In realtà il Manifesto di Corbyn somiglia di più al Manifesto Labour del 2015, nel quale Ed Miliband immaginava un’azienda ferroviaria statale, mentre Corbyn voleva rinazionalizzare tutto il sistema ferroviario. Miliband voleva abbassare le tasse universitarie, Corbyn abolirle. Miliband voleva aumentare le tasse a chi guadagna più di 150mila sterline, Corbyn a chi ne guadagna più di 80mila. Eccetera. Anche se Corbyn ha proposto la rinazionalizzazione delle ferrovie, delle aziende idriche, delle Poste e anche di una compagnia energetica, non intendeva toccare il programma di privatizzazione in altri settori. L’aumento delle tasse sulle multinazionali lascerebbe comunque il paese con un livello di tassazione sulle grandi corporation tra i più bassi nei paesi sviluppati. In teoria questo programma sarebbe il primo passo verso un sistema di cooperative di lavoratori, autogestione comunitaria e rinazionalizzazioni proposte nel documento del partito “Alternative Models of Ownership”Ma basta vedere che Legacoop è citata come esempio positivo di cooperazione per comprendere i limiti di questa visione. Il Manifesto di Corbyn propone la cancellazione dei più brutali tagli al welfare e all’equità della tassazione fatti negli ultimi dieci anni, e di nazionalizzare le industrie dove la privatizzazione è percepita come dannosa per il consumatore. Ovviamente anche mettere in atto questo programma sarebbe difficile in assenza di lotte, ma non si tratta di un “biglietto d’addio socialista”.  

Non solo il Manifesto di Corbyn era rassicurante e moderato, ma durante la sua campagna elettorale il segretario laburista ha dimostrato che sarebbe potuto essere duro se fosse stato necessario. A discapito delle aspettative, il consenso a Corbyn è cresciuto dopo la sue dichiarazioni a seguito degli attacchi terroristici a Manchester e Londra nelle quali sosteneva che i tagli alla polizia e alla politica estera britannica hanno reso il paese meno sicuro. Corbyn ha anche esplicitamente cambiato posizione su varie questioni riguardanti la sicurezza: riconoscendo il ruolo della Nato, sostenendo il diritto della polizia di sparare per uccidere (argomenti sui quali era stato in precedenza critico), accettando il rinnovo delle armi nucleari britanniche e promettendo che avrebbe aumentato il numero di agenti al confine. 

Ma tutto ciò non ha impedito a chi votava per la prima volta e a chi aveva abbandonato il Labour sotto Blair di vederlo come una fresca alternativa anti-establishment, un’immagine rinforzata dal fatto che era attaccato dai media mainstream. I punti del Manifesto mirati ai giovani, come ad esempio abolire le tasse universitarie e reintrodurre i finanziamenti per chi vuole continuare gli studi fino ai 18 anni, sono stati fondamentali per ottenere il voto giovanile e hanno aiutato a coinvolgere i giovani dai primi passi della campagna elettorale. Momentum, l’organizzazione della campagna elettorale, nata quando Corbyn è diventato segretario del partito, ha portato gli attivisti di Bernie Sanders in Inghilterra per insegnare ai giovani inglesi come produrre e diffondere video virali per mobilizzare i loro coetanei. Contro la consuetudine, Corbyn ha fatto i suoi comizi nelle zone con forte tradizione laburista per essere certo che fossero partecipati. I comizi erano trasmessi sui social media, autodesignando così un movimento sociale. È stato fatto molto per far sembrare il 68enne Corbyn, storico militante anti-apartheid e contro la guerra, giovane, fresco e dinamico. Corbyn ha incontrato musicisti grime, ha parlato di calcio e ha fatto discorsi ai concerti rock.  L’incongruenza di tutto ciò è stata ben dimostrata in un video in cui la testa di Corbyn veniva sovrapposta al corpo del cantante grime Stormzy. Al contrario, i conservatori sono stati rappresentati come bastardi che odiano i bambini: “Daddy, why do you hate me?”. Se Corbyn non era convincentemente giovane, almeno sembrava un papà amorevole. E i ragazzi amavano lui. Il Labour era avanti di 35 punti tra gli under 24, tutto il travaso di voti dai conservatori ai laburisti si è verificato tra gli under 44, con un picco nella fascia tra i 25 e i 34 anni. I giovani non solo hanno votato Labour ma hanno bussato a migliaia alle porte delle persone per fare campagna elettorale. E gli anziani hanno votato conservatore nonostante gli attacchi a loro rivolti dTheresa May. Queste elezioni hanno visto la fascia d’età sostituire la classe come chiave determinante del supporto ai due partiti. 

Anche se i blairiani hanno insisito ripetutamente sul fatto che solo loro erano giovani ed eleggibili, le speranze del blairismo sono state bruciate in una Gran Bretagna in crisi: come non si può tornare agli anni ’70, non si può tornare agli anni ’90. Corbyn ha offerto una terza via tra Blair e Foot. Se sei un giovane e radicale lui è un punto di riferimento che vuole cambiare tutto ciò che vivi e odi. Se sei una persona ricca che ha votato per il Remain, lui è il tampone contro un Brexit senza compromessi, un processo che minaccia tutto ciò che vivi e ami. Corbyn dà qualcosa a tutti, in questo senso è davvero “for the manynot the few. I giovani e i ricchi non si escludono a vicenda, in realtà i voti guadagnati dal Labour sono stati quelli dei giovani agiati che hanno paura per il loro futuro. Le contraddizioni di Corbyn possono riflettere le nostre e quindi sono rassicuranti. Lo stesso elettore può avere al contempo una chiara coscienza di stare votando un uomo contro le armi nucleari, mentre dorme sicuro sapendo che qualora eletto non ci rinuncerebbe mai. Il 95% degli elettori potevano votare per questa politica più gentile sapendo che non avrebbe alzato le loro tasse. Corbyn era un candidato win-win 

Ma Corbyn non ha vinto. Eppure l’ipotesi di un suo governo non è impossibile. Se Corbyn diventasse Primo ministro allevierebbe le sofferenze delle persone più deboli almeno per un po’. Presto però scoprirebbe che un Manifesto che prova a essere per tutti, alla fine non aiuterebbe nessuno. Diversamente da altre vittorie della sinistra nel mondo, Corbyn non è sostenuto da un movimento e guida quello che fino a poco tempo fa era un partito dell’establishment che gli era molto ostile e potrebbe facilmente esserlo di nuovo. Queste contraddizioni possono aiutare a ottenere voti da un elettorato ampio, ma diventerebbero un ostacolo reale se Corbyn arrivasse al potere. L’ostruzionismo del suo partito sarebbe solo il primo ostacolo contro i vincoli strutturali del capitalismo.  

La risposta della sinistra è di insistere sul fatto che “il movimento” lo sosterrebbe. Per esempio lo scrittore e attivista Alex Nunnsintervistato da Jacobin sostiene: 

Se andiamo al governo, il movimento che sostiene il partito laburista e Corbyn si attiverebbe nella società. Non si può semplicemente lasciare qualcuno al numero 10 di Downing Street per portare avanti il tuo programma, non funzionerebbe. Ci dovrebbe essere un espressione forte del potere sociale alle spalle del governo altrimenti sarebbe un fallimento”. 

Ci sono una serie di problemi con tutto ciò: 

1. Andare ai comizi, condividere video e fare campagna elettorale porta a porta non rappresenta un movimento, in realtà il fatto è che nel Regno Unito nessuno ricorda cosa sia un movimento cosicché il partito laburista può oggi ridicolmente sostenere di averne creato uno.  

2. Il programma di Corbyn non è il nostro programma ma quello del partito laburista (come visto sopra). 

3. Essere “alle spalle del governo” suona sospettosamente come la scomparsa del dissenso. 

Che succede quando la gente realizza che il governo di Corbyn non fa molta differenza nelle loro vite? E se cominciano a domandare di più? Gli sarà chiesto di sostenere il governo o il governo farà loro delle concessioni? E che succederà se le aziende cancellano gli investimenti o attaccano la sterlina? Che succederà se la sterlina, che ha già sofferto dopo il Brexit, sarà svalutata ulteriormente, colpendo sia gli introiti statali ottenuti dalle tasse sia il reddito reale dei lavoratori? Corbyn potrebbe essere schiacciato tra gli attacchi del capitale e gli attacchi dei lavoratori? Che cosa farebbe? Chiederebbe prestiti economici? Nazionalizzerebbe le industrie? Chiuderebbe i confini proclamando la socialdemocrazia in un solo paese? O capitolerebbe davanti alle richieste del capitale? Un governo Corbyn non sarebbe una simple thingMa fortunatamente per lui è riuscito a far sembrare di aver vinto senza vincere davvero, perciò per adesso queste questioni non devono avere una risposta e non deve affrontare le sue contraddizioni.  

Nel frattempo il concentrarsi su Corbyn da parte della sinistra può solo canalizzare le energie e il supporto materiale lontano dalle lotte che potrebbero davvero sfidare il sistema. Non ci sono molte lotte significative nel Regno Unito al momento ed è una fase storica in cui gli scioperi sono molto deboli. Ma la gente è arrabbiata e piccole faglie di resistenza stanno emergendo. Non da ultimo nelle strade attorno alla Grenfell Tower. I residenti locali vedono l’incendio non come un disastro isolato, ma come l’ultimo di una serie di attacchi, tant’è che alcuni sono convinti che non sia stato casuale. Immediatamente dopo la tragedia il municipio di zona è stato assente, è stata la gente stessa a organizzare gli aiuti per i sopravvissuti, aprendo le proprie case a chi era stato lasciato senza luce e acqua. La loro rabbia si è trasformata in forza: hanno occupato gli uffici del municipio, marciato verso Downing Street e contestato i giornalisti presenti. Si parla anche di sciopero dell’affitto. Questa è solo una piccola lotta tra tante nei luoghi di lavoro, nei quartieri e nelle istituzioni che si stanno dando nel paese. Ma che rappresentano tutte una rabbia diffusa che sta montando contro il sistema. Anche se la situazione sembra pesante al momento, o proprio per questo, bisogna impiegare le proprie energie nel sostenere, allargare e creare connessioni tra queste lotte. Non è una simple thing, ma è molto più semplice che trovare un papà che non ci odii.