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26 piani per Rogue One

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Recensione di "Rogue One" di Damiano Cason

 1. Krennic, Direttore Imperiale, raggiunge l’ingegnere capo Galen Erso, rifugiatosi a fare l’agricoltore sui monti. Perché? Scienziato brillante, matematico e fisico sperimentale, pensava di lavorare sui materiali per lo sviluppo di nuove energie rinnovabili per la galassia. Che a commissionare il lavoro fosse la Repubblica o l’Impero poco gli importava. Ma di una cosa era fermamente convinto: il suo lavoro non avrebbe mai dovuto diventare un’arma. A differenza di molti dei partecipanti al progetto Manhattan, però, si rende conto prima del tempo che il lavoro di Krennic non ha a che fare con l’ambiente ma con la guerra, e si ritira dunque a vita privata, in assoluta coerenza con il suo pacifismo. Il quale, del resto, non mette fine alla guerra. Anzi è proprio per nascondersi che Erso in qualche modo, per quanto abbia sempre cercato di schivarla, deve avere a che fare con la politica: a nasconderlo è il ribelle estremista Saw Gerrera. E’ questo il percorso personale di Erso che lo porta all’incontro con la massima “il personale è politico”, facendogli comprendere che non schierarsi e condannare tutte le violenze, non sarebbe più servito a nulla: dove c’è silenzio, vi è la parola del potere. Ecco perché, quando è costretto da Krennic a rientrare nel progetto di costruzione della Morte Nera per proteggere la figlia, il suo prolungato atto di sabotaggio è la scelta di campo definitiva: è un Ribelle. #14

2. Saw Gerrera è l’epicentro di tutte le discussioni sulla politica del ventesimo secolo. I suoi Partigiani sono parte integrante dell’Alleanza Ribelle, ma sostanzialmente un gruppo che agisce autonomamente a causa delle divergenze ideologiche. Più volte i Partigiani vengono infatti accusati di essere terroristi. Allo stesso modo in cui l’istituzionalizzazione del ricordo delle foibe come atti di eccidio cerca di mettere sullo stesso piano nazifascisti e resistenza. Saw Gerrera di fronte a tali accuse risponde una prima volta: “Sono un patriota, la resistenza non è terrorismo”. In effetti l’Alleanza Ribelle non esprime mai una posizione di chiara condanna di Gerrera (il cui nome ricorda evidentemente Che Guevara) tanto che, quando sarà formato il Senato della Nuova Repubblica, un senatore accuserà Leia Organa di non aver mai condannato tali atti di terrorismo da parte dei ribelli. Del resto è sempre latente il discorso che Dante e Randal fanno nel film Clerks a proposito de Il Ritorno dello Jedi, in cui l’Alleanza Ribelle distrugge la Morte Nera per la seconda volta, ma in questo caso mentre è ancora in costruzione: Randal sostiene che non essendo ultimata fossero presenti centinaia o migliaia di lavoratori incolpevoli ingaggiati attraverso appalti pubblici e che nonostante ciò i militanti di sinistra non abbiano esitato un secondo a distruggerla con loro sopra. In Clerks, comunque, il discorso viene chiuso in favore dei militanti grazie all’intervento di un lavoratore che attraverso al sua esperienza personale dimostra come anche la scelta del lavoro sia una scelta politica. In ogni caso, anche la stessa Alleanza Ribelle ha i suoi dilemmi etici sulla violenza in cui ingarbugliarsi, ecco un altro motivo per cui non vi può essere condanna per i metodi di resistenza di Saw Gerrera/Che Guevara. Al contrario l’Impero, sulla cui moralità in termini di violenza non è necessario indagare, strumentalizza i gesti di Gerrera facendo propaganda tra la popolazione contro la Repubblica e i ribelli, questo probabilmente motivo di screzi con le alte gerarchie della ribellione: di nuovo, dunque, per ragioni politiche. Il tema, oltretutto, riporta alla sempiterna questione della definizione di terrorismo. Come tutte le parole, soprattutto quelle che hanno a che fare con i mutamenti sociali o culturali (s’intende che è più facile che cambi definizione la parola “Stato” che la parola “forchetta”), anche la parola terrorismo è situata storicamente e in base alla connotazione sociale e culturale di cui è caricata. Terrorismo era ad esempio il periodo della Rivoluzione Francese in cui il Comitato di Salute Pubblica, dunque un organo governativo, fece largo uso della ghigliottina per punire i dissidenti politici. Ma terrorista è anche Gavrilo Princip, l’assassino di Franz Ferdinand, per l’Austria. Non mancano poi i casi in cui la definizione di terrorista dipende dall’orientamento politico, come nel caso di Gaetano Bresci, regicida. L’unica definizione di terrorismo data da un organo internazionale, fu quello della (fallimentare) Società delle Nazioni nel 1937: “atti criminali diretti a creare uno stato di terrore nelle menti di determinate persone, o di un gruppo di persone o della popolazione”. Una definizione più che altro linguistica visto che, se escludiamo le “determinate persone” (caso che evidentemente non comporta l’uccisione delle stesse), si limita a dire che terrorista è chi diffonde il terrore nelle masse. In seguito solamente i diversi assetti di potere hanno dato una definizione di terrorismo in base alla propria necessità di interazione con la controparte: il caso più clamoroso è quello degli Stati Uniti dei primi anni duemila, i quali dichiararono una “guerra al terrore” globale ma, in questo modo, dichiarando una guerra di aggressione unilaterale a stati sovrani (Afghanistan, Iraq). Danilo Zolo propose tuttavia di utilizzare la parola terrorismo anche per quelle stesse guerre, data la disparità (asimmetria) di forze tra l’aggredito e l’aggressore, che grazie alla potenza delle proprie armi è in grado di terrorizzare l’intera popolazione di uno stato sovrano attraverso ad esempio i bombardamenti e le armi di distruzione di massa (come fu l’atomica durante la Guerra Fredda). Nel 1998 la Corte penale internazionale escluse il reato di terrorismo dalle proprie competenze, proprio per la difficoltà di trovare un accordo globale comune sulla sua definizione. Al centro di questa difficoltà sta il rapporto tra la propaganda dell’Impero, la linea politica dell’Alleanza Ribelle e i nuclei combattenti di Saw Gerrera. Egli si considera un guerrigliero resistente e un patriota, dunque un combattente per la libertà, e d’altro canto l’Impero con il potentissimo raggio laser della Morte Nera è in grado di distruggere un intero pianeta senza nemmeno avvicinarvisi, scatenando il terrore nelle popolazioni che lo abitano. Per tornare agli anni ’70 della trilogia originale, in Occidente sarebbero tutti d’accordo nel definire terrorismo in senso linguistico le stragi di piazza avvenute in Italia, poiché la presenza in una piazza è certamente affermazione libera della popolazione, mentre più difficile è trovare un accordo con i gruppi armati comunisti come i GAP di Feltrinelli, le BR e Prima Linea (per restare all’Italia), i quali si concentravano su obiettivi specifici (“gruppi di persone”) considerati autoritari o invasori, e dunque si consideravano combattenti per la libertà, partigiani o guerriglieri, esattamente come Saw Gerrera. #16 #4

3. La costruzione del personaggio di Cassian comincia da una scena in cui il suo ruolo è quello di infiltrato alla ricerca di informazioni. Non a caso poco più tardi chiarirà di essere parte dell'intelligence ribelle. Da subito viene chiarito come, in situazione di guerra, egli sia protagonista di azioni fredde e ciniche, come uccidere il proprio contatto una volta reperite le informazioni, per evitare di essere catturato. E questo Cassian deve evitarlo non tanto in quanto ribelle, ma piuttosto come nuovo contenitore di quelle informazioni. Assieme alla precedente questione su Saw Gerrera, dunque, si precisa in questo film come anche l'Alleanza Ribelle debba commettere azioni fredde e ciniche mirate solamente a uno scopo futuro all'interno di un piano d'azione. Al contrario degli altri film, in cui la polarizzazione buoni/cattivi assume anche connotati morali, grazie alla filosofia Jedi. Ed infatti, all'epoca dei fatti narrati in questo film, i Jedi coerentemente non sono presenti, visto che i pochi rimasti hanno dovuto nascondersi dopo la Grande Purga al termine della Guerra dei Cloni. Insomma, questo film è complementare, per quanto riguarda la narrazione dei fatti di una guerra, agli altri, poiché affronta problematiche differenti aggiungendo i tasselli mancanti alla costruzione della storia, e rispondendo ad esempio a chi avrebbe potuto lamentare il troppo buonismo nei confronti dei ribelli. Qui ci si addentra nelle profondità oscure non della Forza, ma più materialmente della praxis umana nel campo delle contingenze. Praxis che naturalmente deve essere un'altra manifestazione della sostanza spinoziana altrimenti detta "forza", ma che mostra come essa non si esprima solamente in animi nobili e in azioni eroiche. Questo è il lato più crudo della guerra. Il ruolo di Cassian, nella sua prima apparizione, sembra quello di un agente della STASI. #4

4. Jyn Erso viene presentata durante la sua liberazione da parte dei ribelli con l'assalto a un convoglio imperiale. Il suo tentativo inutile di fuggire in solitaria, rischiando di essere immediatamente re-imprigionata dalle truppe imperiali, ha l'unico scopo di costruire il suo carattere individualista in opposizione ai "compagni" della ribellione. Anche in questo caso, il film non manca di entrare nei dettagli degli atti della ribellione per instillare dei dubbi sul suo comportamento, questa volta in maniera ironica: "Congratulazioni, sei stata salvata. Per favore non opporre resistenza". Così le si rivolge K-2SO quando la blocca nella sua fuga, tanto che la sua liberazione sembra più un nuovo arresto. Questo caso sembra rievocare le posizioni del marxismo ortodosso ai tempi dello stalinismo: "Congratulazioni classe operaia, sei appena stata liberata, ora puoi tornare al lavoro". In caso contrario la rieducazione nel gulag. La ribellione, dunque, ha attraversato anche questa fase: la STASI, la rieducazione forzata. D'altra parte nel caso specifico di Jyn, essa incarna entrambi i motivi di rieducazione: in primo luogo perché disinteressata e individualista, in secondo luogo perché sospettata di essere un estremista (data l'amicizia con Saw Gerrera), cioè di intraprendere azioni non autorizzate dal comitato centrale o, per così dire, eterodosse. #3 #2

5. Poco dopo la sua cattura, il dialogo si concentra anche su suddette questioni. Jyn dice: "Non ho mai avuto il lusso di avere un'opinione politica" riferendosi a una vita di povertà, senza una famiglia e in fuga dal potere, differentemente da chi fa politica protetto da un'organizzazione forte come la ribellione. Il tema ritornerà più avanti, poiché in questo momento Cassian non è interessato alla questione morale bensì alla risoluzione dell'interrogatorio tanto che non cerca di giustificare sé stesso, anzi mette in dubbio ciò che dice Jyn, visto che è amica del noto "estremista" Saw Gerrera. #11 #12

 

6. Il fatto che il Tempio sacro agli Jedi venga smantellato per fare dei cristalli carburante per la Morte Nera, ricorda molto da vicino la distruzione di parte dei resti romani di Palmira da parte dei militanti dello Stato Islamico. In questo caso carburante ideologico per la propaganda, i resti di Palmira sono il segno della presenza occidentale nelle terre del Califfato, proprio a un palmo di mano dai luoghi della battaglia finale tra i fedeli e gli infedeli. Anche in Rogue One la Città Santa (Jedha City) si trova in un territorio semi-desertico nel quale si intrecciano diversi conflitti e l'occupazione delle truppe imperiali deve conoscere una strenua resistenza, da parte appunto dei partigiani di Gerrera. Tale resistenza, portata avanti anche con attentati che mettono in pericolo la popolazione civile, può essere paragonata a quella palestinese, e dunque l'occupazione imperiale a quella israeliana. Nella concezione classica dell'imperialismo, del resto, lo stato di Israele è assolutamente interno alla dinamica espansiva occidentale, in quanto alleato privilegiato economico e militare in area assolutamente ostile. Proprio durante uno di questi attacchi alle colonne dell'Impero, sia esso l'occidente o l'Isis, Cassian spiega a Jyn il ruolo dei custodi del Tempio, che credono ancora nell'antica "religione" della Forza. Essi sono nutrono dunque naturalmente sentimenti ribelli, ma per Cassian sono sostanzialmente inutili, visto che la città è occupata e gli Jedi sono attualmente fuori dai giochi. #25#8

7.Per rafforzare l'immagine del lato terroristico e immorale di Saw Gerrera, egli viene mostrato torturare il pilota insubordinato all'Impero che è stato incaricato di consegnargli il messaggio. Saw infatti teme che si tratti di un complotto nei suoi confronti, così come teme un complotto quando rivede Jyn dopo molto tempo. Insomma viene dipinto come un violento complottista e solitario. Questo è agli occhi della resistenza "ufficiale". Tuttavia in punto di morte viene riabilitato come un passionario, visto che non fa nulla per osteggiare coloro che crede complici di un complotto, preferendo credere alle ragioni del cuore e della sfera pacifica della comunicazione, e decide di restare a combattere fino all'ultimo per difendere la città sacra. Sia per Sartre, che per Benjamin, che per Arendt, con accenti diversi la sfera della comunicazione è quella che garantisce l’antidoto al ricorso alla violenza. Per Sartre il rifiuto di proseguire una discussione e il ricorso al silenzio apre l’universo della violenza, perché torna a definire la coscienza dell’Altro come cosa negandole la libertà e costringendola dunque a un gesto liberatorio. Per Benjamin la sfera della comunicazione è inter-soggettiva ma impolitica perché individuale, di essa fanno parte empatia e buona disposizione d’animo, atti puri che aderiscono alla nonviolenza. Per Arendt un potere legittimo non può essere fondato che sul consenso. A parte il caso della Arendt per cui questa sfera può fondare i rapporti sociali, negli altri due casi troviamo come sia la disposizione d’animo (o libertà di coscienza) a garantire la pace individuale e salvare il soggetto dalla violenza tout court (che sia terrorismo o complottismo), come è salvato il personaggio di Gerrera. Ancora una volta il problema dell'estremismo dipende dal lato da cui lo si guarda, ma è evidente che Gerrera interpreta la forza in maniera differente dagli Jedi, i quali cercano sempre di non uccidere nessuno né, possiamo desumere, approverebbero affatto il ricorso alla tortura. #9

8.La tortura e il paesaggio mediorientale ci fanno pensare immediatamente alla tragica fine di Giulio Regeni. Nelle strade caotiche di Jedha City è difficile capire con chi sia sicuro parlare e di chi fidarsi. I gruppi contrapposti sono troppi e da un momento all'altro potrebbero arrivare le forze armate a mettere sotto silenzio i subbugli, nei momenti di una calma apparente in cui in realtà si verificano gli scambi di informazioni, esattamente come per Cassian quando deve uccidere l'informatore. E' proprio nel momento di maggiore calma che l'esperto Cassian, infatti, suggerisce a Jyn di non perdere tempo e proseguire in fretta perché "questa città è pronta a esplodere". Poco dopo infatti, i partigiani sono protagonisti di un attentato ai danni della colonna imperiale, causando un duro scontro cittadino con perdite anche tra i civili. #13#6

9."Le ribellioni si fondano sulla speranza", dice il custode del Tempio Chirrut Imwe a Jyn. Cassian è infastidito, perché evidentemente pensa che la speranza sia la virtù dei servi, fondata su un'attesa votata all'inazione. Chirrut è infatti permeato dalla filosofia Jedi, che non predica tuttavia l'inazione ma la tranquillità d'animo sì. Si ha qui la classica contrapposizione tra la lunga durata e l'azione diretta. Sartre ne "L'universo della violenza" sosteneva che il violento fosse proprio colui che rifiutava la durata, ma impegnava l'azione nello scontro diretto mirato all'apertura di un varco temporale su un futuro di valori non ancora svelati. Così facendo il violento si getta nel vuoto, convinto che il nuovo mondo sia nascosto dietro la negazione del presente servile. La filosofia Jedi, tuttavia, serve in Star Wars proprio a legittimare l'uso della Forza, cioè della resistenza. Anche per Sartre, infatti, utilizzare la forza significa in ogni caso "abolire lo stato di cose presente" (con le parole di Marx) ma, mentre la forza è "in accordo con la natura dell'oggetto" (stappare una bottiglia è applicare una forza sul tappo), la violenza si pone al di fuori (rompere il collo della bottiglia), così facendo negando al tempo stesso il soggetto e l'oggetto. In questo senso Cassian è certamente leninista, crede nell'organizzazione del partito d'avanguardia che porta una forzatura nell'incedere della storia. Gli Jedi, al contrario, non si pongono "alla testa delle masse" ma cercano di essere "la testa delle masse", attuando quel ribaltamento caro ai gruppi rivoluzionari di nuova generazione della metà degli anni '70. In questo film dove ancora la resistenza è permeata di leninismo siamo cronologicamente, infatti, appena prima della trilogia originale degli anni '70. Tuttavia il custode cieco, che esalta la il "principio speranza" (Ernst Bloch) e afferma che "Tutto è come la forza vuole", nonostante sia protagonista di atti valorosi e soprattutto spregiudicati, muore da anonimo dal punto di vista della ribellione. Quello che viene sottolineato della sua morte, non per nulla, è l'attaccamento personale all'amico di sempre. Ma Chirrut svela anche la cecità dei militanti quando la loro lettura teorico-politica del reale si cristallizza in alcuni dogmi, come è per Saw la resistenza armata e dunque il controllo militare del territorio. Sebbene si tratti di ribelli, infatti, i partigiani arrestano Chirrut, Jyn e Cassian incappucciandoli secondo la procedura per non permettere che vedano dove si trova la base. A questi Chirrut dice ironicamente: “stai scherzando? Sono cieco!”. Chi è il cieco, dunque? Alcune volte una chiave di lettura si fa anche chiave di volta e indica con chiarezza la via da seguire, altre volte si traduce in un sentimenti reattivo che non produce altro che complottismi sterili, chi può dirlo? Esse non sono altro, ancora una volta, che due manifestazioni della Forza. #20 #7 #25

10. Il cinismo, il realismo matematico, l’ironia e il velato pessimismo del droide K2-SO ricorda molto la personalità dell’androide paranoico Marvin del film “Guida galattica per autostoppisti”. Sebbene il film sia del 2005, anche il romanzo è datato fine anni ’70, gli anni in cui si cominciava a scoprire la nocività psicologica della messa al lavoro individuale sociale. Automi e droidi, paradigma della macchina-solo-lavoro, soffrono dunque delle patologie tutte umane della competizione sociale. #12

 

 

 

11. Jyn Erso fu già affiliata alla ribellione nelle milizie di Gerrera, ma il suo abbandono per il bene di entrambi le fecero perdere ogni tipo di fiducia verso gli altri e soprattutto verso le imprese politiche. A causa del suo passato e della sua origine fu costretta poi a trascorrere gli anni successivi in clandestinità dedicandosi ad attività criminali. La sua indisposizione verso la ribellione, dunque, pone il problema della militanza nel riflusso. Quando una battaglia è persa e un movimento si sfalda, che fine fanno i soggetti che vi avevano preso parte? Jyn lamenta di essere stata abbandonata e per questo di aver perso la fiducia in qualunque cosa. In Rogue One, a rivitalizzarla sarà solamente l’azione come condivisione degli eventi con altri. Il fatto che ciò avvenga però in maniera casuale, dato che lei agisce fino all’ultimo per impulsi individualistici (la libertà personale, l’amore per il padre), lascia poca speranza all’empatia, trovata con Cassian solo in punto di morte. Questo film, d’altronde, mostra il lato sporco della guerra e della vita, lontano dalle belle arti degli Jedi e dalla ferrea morale di Padmé Amidala e Leia Organa. #12 #18 #26 #5 #23 #24

12. Anche la percezione della militanza è soggettiva. Proprio dall’esperienza negativa può nascere la frustrazione e il ritorno alla serialità (con le parole di Sartre), la vita atomizzata in cui il privato si fa gli affari propri e vedere l’Altro come inferno. “L’Alleanza Ribelle è stata solo dolore per me”. Un corpo alla deriva nello spazio profondo, dove solo gli automi e droidi come K2 possono sopravvivere (“voi morirete, io sopravvivo anche lì”). “La bandiera dell’Impero sulla Galassia? Non è un problema se non guardi in alto”: il manifesto del menefreghismo, l’ingenuo pensiero che il potere sia qualcosa che non ci riguarda, un monolite impenetrabile in una posizione ben precisa, invece che una relazione che attraversa e infetta i corpi. Il potere come esternalità inconsapevole irrigidisce e atrofizza il corpo, una sana ginnastica d’impegno restituisce la consapevolezza soggettiva e l’elasticità di mente e corpo. Non è forse all’interno della relazione di potere che Jyn è costretta a dedicarsi all’attività criminale e assumere sempre false identità? #11#13 #18 #5

13. Ubi solitudinem faciunt, pacem appellant. Jedha City come Aleppo, martoriata poi distrutta. #8

 

 

 

 

14. La cartolina-ologramma di Galen. L’ingegner Galen Erso comunica finalmente il suo messaggio a Jyn, contenente Una nuova speranza. Questa speranza per Erso ha preso per anni il nome di sabotaggio. Il suo modo di intendere la resistenza ricorda quello dell’operaio Otto Hampel e di sua moglie Elise nella Berlino nazista del 1943, spinti dalla morte del figlio arruolato nella Wehrmacht. (la storia, vera, è raccontata nel recente film Lettere da Berino – il primo romanzo è del 1947). Otto non era un intellettuale, ma per deformazione professionale pensava sempre al potere come a una macchina messa al lavoro: se metto della sabbia negli ingranaggi la macchina continuerà a funzionare, è troppo potente, ma se trovassi il modo di diffondere la sabbia ed essa potesse continuare a fluire nella macchina, prima o poi questa si incepperebbe. Così, assieme alla moglie, comincia a scrivere innumerevoli cartoline di denuncia e contestazione al regime nazista e a Hitler, e le deposita ogni giorno in luoghi pubblici sperando che qualcuno le legga, le copi e le diffonda (in questo caso il piano è fallimentare). Allo stesso modo Erso pensa il sabotaggio non come azione diretta sulla macchina del potere, ma come costruzione di punti critici accessibili alle forze ribelli al momento giusto, insomma generalizzabili. Il punto critico, lo sappiamo, è il reattore della Morte Nera, la cui scheda tecnica è tra i file segreti dei progetti imperiali. #1 #12

15. L’ironica frase “c’è un problema all’orizzonte: non c’è orizzonte” pronunciata dal solito cinico K2, riferita all’assenza di visibilità dovuta all’onda d’urto dell’esplosione di Jedha City, allude anche all’assenza di orizzonte politico dell’alleanza: la truppa sta infatti abbandonando un pianeta mentre viene distrutto senza alcuna possibilità di difenderlo, con niente in mano (solo Jyn ha visto il messaggio) e il certificato annientamento dei partigiani di Saw Gerrera. La mancanza di orizzonte è ancora una volta il problema centrale del nostro tempo: come dice Zizek, per noi è più facile immaginare infiniti modi su come possa avvenire la fine di tutto, piuttosto che il futuro. #10

16. Per questo l’obiettivo della ribellione rimane “uccidere l’ingegnere finché possiamo”, per impedire che il piano, ormai avviato e senza alcun freno, giunga a termine. Un ultimo atto di violenza mirata. Nonostante il rapporto con la figlia, i piani dell’Alleanza procedono spediti e impenitenti, allo stesso modo in cui Sir Athur “Butcher” “Bomber” Harris (il macellaio, il bombardiere) proseguì i bombardamenti a tappeto mirati alla distruzione delle città tedesche ben oltre le necessità belliche della Gran Bretagna nella fase conclusiva della Seconda Guerra Mondiale, quando era ormai chiaro a tutti gli strateghi Alleati che i nazisti erano in ritirata dalla Francia e l’Armata Rossa sarebbe giunta a Berlino. L’ingaggio, il costo dei materiali e il fatto di non avere piani di riserva né un’idea precisa di come fermare il nemico, portano dunque l’Alleanza a continuare un piano per il solo fatto di averlo. Anche quando il Comando si rende conto che l’azione non è necessaria e anzi rischia di far scoprire l’avanguardia, la risposta è: “hanno già ingaggiato”. E sono proprio quelle bombe a causare la morte di Galen. #2

17.Erso sarebbe comunque stato giustiziato: in pieno stile SS (come sono soliti essere rappresentati da Lucas i comandanti dell’Impero) Krannic raduna il team di ingegneri dopo aver ricevuto notizia della fuga di informazioni. Qualcuno ha tradito e sarà giustiziato come esempio per tutti gli altri. Il non detto è che il team non sia più necessario e possa essere disciolto, congedato, visto che il progetto sta per essere ultimato. Dato che nessuno si fa avanti, Krennic minaccia infatti di uccidere tutti. Per questo Erso si assume le sue responsabilità ma, ovviamente, inutilmente: questo non frena lo sterminio. Esso è, infatti, il congedo ultimo del lavoratore non più necessario, la morte nel campo di lavoro, carburante umano per la macchina bellica. #19

18. Quando Jyn viene a sapere che Cassian aveva l’ordine di sparare a suo padre, ancora una volta si riapre la discussione sulla percezione soggettiva della militanza all’interno del movimento. Cassian si difende facendo notare che, alla fine, non ha sparato. Jyn lo accusa di essere un “militonto”: “Hai disobbedito a ordini che sapevi sbagliati? Potevi fare l’assaltatore” (il soldato regolare imperiale). Cassian, che ha cominciato a combattere per la ribellione all’età di 6 anni, perde la pazienza di fronte alle continue accuse alla sua condotta e fa notare che la sua vita è sempre stata in guerra: “Tutto a un tratto la ribellione è reale per te… per alcuni di noi è la vita”. Per Cassian, non esistono orizzonti al di fuori della liberazione politica collettiva, è questo che garantisce la vita. #11 #12

19. Aggiungo nuove riflessioni su Darth Vader. Il carisma, la personalità, il cesarismo o bonapartismo sono anch’essi manifestazioni della Forza. Nel suo caso ne mostra sfoggio quando è in grado di condizionare mentalmente i suoi sottoposti. Tali sistemi non pacificano il conflitto, dato che anche all’interno dell’Impero vari gerarchi lottavano per l’egemonia. Sono però in grado di canalizzarlo e renderlo produttivo in un benjaminiano stato d’eccezione permanente nel quale si trova effettivamente l’Impero dopo la Guerra dei Cloni, laddove è Statode facto ma anche potenza belligerante contro la costituita Alleanza Ribelle. Allo stato d’eccezione si accompagna ovviamente lo stato di polizia, la propaganda di regime (Commissione per la Preservazione del Nuovo Ordine), il potere personalistico tipico del passaggio dalla Repubblica all’Impero romano. E’ probabilmente proprio per questo che nell’estesissimo universo temporale di Star Wars i lungometraggi sono ambientati nei periodi in cui vige, in un modo o nell’altro, lo stato d’eccezione: è questo il luogo in cui, con Carl Schmitt, si manifesta la Forza (che dunque per il Lato Oscuro coincide con il decisionismo, per i repubblicani con la resistenza armata). Il Senatore Palpatine, con la sua svolta popultista (dice Padmé Amidala: “così muore la democrazia, sotto scroscianti applausi”), ha forza di legge (Derrida). E non è finita qui, perché con la costruzione della Morte Nera, il progetto dell’oscuro signore dei Sith è quello del governo attraverso la forza pura senza legge (Agamben). Se dunque Star Wars è una narrazione dell’eterno manifestarsi della Forza, è in questo tipo di momenti che è interessante osservarla. Agamben conclude che “dallo stato d’eccezione effettivo in cui viviamo non è possibile il ritorno allo stato di diritto” come invece sembra nei piani dell’Alleanza, che mira a una Nuova Repubblica. #17

20. Alla riunione decisiva per decidere le sorti dell’Alleanza, vince la linea della smobilitazione. La scelta di proseguire da parte di “quelli che restano quando si mette male” è dunque in primo luogo un’insubordinazione, una solta di Kronstadt senza repressione. La mozione per lo scioglimento dell’Alleanza ha la fondamentale motivazione che “loro hanno mezzi di distruzione di massa, noi no […] abbiamo solo parole di imperiali”. La distinzione tra l’arma convenzionale e quella definitiva mette dunque la parola fine alla possibilità dello scontro armato. Sparisce, nella “guerra totale” che allunga la sua ombra sulla “guerra globale”, la distinzione tra combattente e non combattente, oltre a quella già caduta tra criminale interno e nemico esterno. L’arma di distruzione di massa distrugge infatti senza combattimento tanto i militari quanto i civili, i quali dunque si trovano parimenti nella condizione di vittime inermi. Lo sviluppo della guerra permanente è quindi la pace sociale, poiché le parti conflittuali sono tutte annichilite dalla possibilità sempre presente di annientamento. Jyn preferisce continuare a combattere, ma il suo pensiero le viene dal non aver mai combattuto in un esercito regolare. L’attività criminale e clandestina non è infatti alla stregua della resistenza organizzata. L'appoggio arriva esattamente dal campo opposto, cioè da coloro che per la resistenza non hanno fatto altro che combattere: “ho fatto cose terribili, tutto per la ribellione […] senza di essa, saremmo perduti”. Fuori dai quadri dirigenti del partito armato, dunque, è questo il destino dei militanti che subiscono la sconfitta: la resa incondizionata all’atomismo terroristico del potere, o la folle insubordinazione. In questo caso la seconda scelta scatena nuovamente quello che è il motore della ribellione in questa fase: la speranza, solitamente condannata dai quadri dirigenti e dai militanti di lunga data, con gli effetti che ne conseguono (il furto dei piani della Morte Nera). Si tratta però, nella sua progettazione e infine nel suo esito, di un piano suicida. #9 #21

21. Saw Gerrera diceva: “Un guerriero con un bastone e più niente da perdere può farcela”. Ma la speranza, a ben vedere, è sempre chiamata in causa da chi deve preoccuparsi di gestire il morale di una truppa. Queste frasi altisonanti cozzano con gli equilibri psicologici soggettivi basilari: un soggetto che non è in grado di soddisfare i bisogni primari, non è in grado di accedere alla sfera dei desideri. Il ricorso a quelle frasi altisonanti e alla categoria della speranza giunge quando una ribellione è già in atto da tempo e migliaia di militanti hanno forgiato la propria personalità attorno ad essa. Ma cosa succede a quei discorsi a bocce ferme? Cosa sarebbe successo se l’Alleanza si fosse disciolta e la missione per il recupero dei piani fosse stata abortita? #9 #20

22. Alla notizia dell’insubordinazione i quadri dell’Alleanza mostrano il ghigno soddisfatti: una rottura era forse ciò che speravano essi stessi. A quel punto la flotta ribelle viene mobilitata in forze a sostegno dell’azione, un po’ come l’URSS era solita finanziare, promuovere e armare i movimenti indipendentisti nelle colonie occidentali del terzo mondo.

 

 

23. Il tuo comportamento è costantemente imprevedibile” dice il calcolatore statistico K2 a Jyn. Lei è l’anomalia che devia il corso degli eventi, creando nuovi concatenamenti. #11 #24

 

 

 

24. L’ultimo e decisivo di questi concatenamenti è il furto di dati e la sua pubblicazione in stile Julian Assange, attraverso il file anomalo “stellina.pdf” (in inglese in realtà stardust, polvere di stelle). L’accesso ai dati, ai numeri è dunque in ultima istanza il punto centrale del conflitto col potere in questa fase. #11

 

 

 

 

 

25.L’ultimo episodio kamikaze di martirio da parte dei ribelli è quello di Chirrut: “Sono tutt’uno con la forza, la forza è con me” è il suo “Allahu Akbar”, la formula che per stereotipo gli occidentali attribuiscono agli attentatori suicidi di matrice islamica. #20 #6 #9

 

 

 

26. “C’è qualcuno lassù” dice Jyn dopo aver inviato i piani. Infatti sì, ma non è Dio, bensì una nave da guerra incrociatore MC75 chiamata “Profundity” dal suo comandante Ammiraglio Raddus, lunga più di un kilometro ed equipaggiata con 20 cannoni laser, 12 cannoni turbolaser, 4 cannoni agli ioni, 12 lanciasiluri ai protoni e 6 proiettori di raggio traente. Un gioiellino armato fino ai denti per specificare meglio quanto questo film scenda nelle miserie umane della guerra, nei più infimi trucchi dello spionaggio, nella bassezza morale della tortura, nel pericolo costante del tradimento. Il lato tormentato della ribellione, a mostrare una volta di più che il potere è una relazione in grado di corrompere sempre e ovunque, e non un mostro esterno che appartiene solamente all’Altro. Un tappa non obbligatoria né necessaria, ma profonda e frequente, per arrivare al corretto godimento di quel flusso vitale inesauribile e imprevedibile, multiforme e multicolore, qui chiamato Forza. #11

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