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Fuoco ai mediocri

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Liucs recensisce “Fuoco ai mediocri” di Giuseppe Milazzo

I libri migliori sono quelli che riescono a regalarti emozioni, soprattutto quando in questi rivedi quella che potrebbe essere la tua storia, e l’immaginazione diventa ricordo. La prima reazione avuta appena terminata l’ultima parola dell’ultima pagina è stata quella di chiamare amici, tra ultras e compagni, per descrive sensazioni, reazioni e stato d’animo che questo testo mi ha lasciato.

Giuseppe Milazzo con Fuoco ai mediocri (Hellnation libri, Red Star 2016) mette nero su bianco quella che potrebbe essere la storia di ognuno di noi, cresciuti nelle strade di periferia e provincia, tra i gradoni degli stadi (per chi ha una certa età forse se li ricorda ancora!) o in quei quartieri dove, ogni giorno, era ed è una battaglia contro un modo di imporre un certo pensare la società.

Un libro che attraverso il suo linguaggio diretto, duro, figlio della strada, fa scaturire tutte quelle emozioni necessarie e indispensabili per la narrazione di una storia che è collettiva.

Storie che apparentemente potrebbero essere slegate tra loro, ma che in realtà vedono la strada come denominatore comune. Che vedono un quartiere, la sua piazza e le sue vie, quei palazzi dove occupare appartamenti è la quotidianità, dove permane un senso di riappropriazione, spirito di sopravvivenza e quella solidarietà tra le persone che si trasforma in rabbia quando le logiche securitarie e legalitarie provano a riportare l’ordine dello stato delle cose.

«Quando la disperazione non ha più alcuno spiraglio diventa rivolta sanguinaria».

Poi c’è lo stadio, curva o gradinata, e i suoi gradoni.

Quella scintilla, una pazza idea, che porta a formare un gruppo, a trovarsi in un luogo comune all’interno di quelle stesse vie, al fianco dei murales, messaggio chiaro verso la controparte e gli avversari. Le prime trasferte, tra mille difficoltà e numerosi sacrifici. Notti insonni a pensare alle tifoserie nemiche, soprattutto quelle del nord, le più difficili ma anche le più belle ed emozionanti.

Storie di vita reale, vissuta per davvero fino in fondo, che a un certo punto però ti fa accorgere di essere cresciuto. Il tempo ti ha fatto un altro.

Il capitolo che chiude il libro apre con queste parole:«Il primo passo che ti porta all’età adulta è accorgersi che alcuni dei valori a cui eri legato restano vani scarabocchi su carta. Tra gli ideali che la mente nutre e lo schifo che è la realtà c’è sempre una discrasia incolmabile, fino a far appassire i sogni più incendiari, dissolvendoli in cenere prima che possono diventare fuoco».

Un’analisi chiara e concreta dell’evolversi di questo mondo che è il nostro mondo, attraversato dalla delusione della politica e da quella di un calcio irriconoscibile, non più nostro; la presa di coscienza che dentro a questi mondi in disfacimento, proprio per continuare a sentire il senso di appartenenza e per contrastare lo stato delle cose presenti, non è possibile più stare.

Sinceramente, e ritorno alle parole che hanno aperto questa recensione, Fuoco ai mediocri potrebbe essere la storia della mia vita, la storia di ognuno di noi. Storie dove la vita e il tempo ti fanno capire che ogni azione e ogni scelta hanno «un senso» che spetta a noi darlo, ma soprattutto che «la vita è un attimo», e bisogna lottare per strapparne la gioia a ogni secondo.