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Mad Max, la post-apocalisse sociale

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Jason Read riflette su riproduzione e soggettività a partire dagli scenari post-apocalittici di Mad Max 

Mad Max probabilmente ha inventato i reboot. Una delle cose più interessanti dei film di Mad Max è il modo in cui la storia passata cambia da un film all'altro. La guerra nucleare non è nemmeno menzionata nella voce introduttiva del narratore di The Road Warrior ed è solo citata nel retroscena di Mad Max Beyond Thunderdome.Mad Max: Fury Road cambia la storia passata aggiungendo "le guerre per l'acqua", al sangue e al fuoco che hanno provocato l'apocalisse. Si può dire che ogni film riflette la natura mutevole di paure apocalittiche: dall'esaurimento del petrolio alla guerra nucleare, alla scarsità di acqua. Ogni volta si presenta l'apocalisse di cui abbiamo paura.

L'entità del danno ambientale aumenta in ogni film. The Road Warrior si svolge in un ambiente arido ancora popolato da serpenti, conigli, e coyote (dingo?), mentre Beyond Thunderdome si svolge in un deserto privo di vita. In Fury Road la catastrofe ambientale è ancora più grave, non solo per l'ambiente, con la desertificazione e le megatempeste di sabbia, ma anche per la vita umana: le mutazioni e i tumori sono ovunque. I "warboy" sono anche indicati come "vite a metà", che vivono vite drammaticamente brevi a causa dell'avvelenamento da radiazioni. In ogni film le vite umane si indeboliscono e l'apocalisse diventa più forte. (Sì, questo è un riferimento a un pezzo di dialogo di The Road Warrior. Ne sono seriamente ossessionato).

È difficile porre questo film in continuità lineare con quelli precedenti. Max ha ancora il suo Interceptor all'inizio del film, ma è distrutto come in The Road Warrior. Questa difficoltà di costruire una linearità ha a che fare con la volontà di rendere la serie una sorta di James Bond –  sostituendo l'attore e continuando a fare film che sono più variazioni sul tema che sequel veri e propri. Ma nonostante ci sia questa mancanza di continuità lineare è possibile tracciare lo sviluppo  del film su almeno due punti: la riproduzione sociale e la soggettività.
Dal punto di vista della riproduzione sociale la Cittadella è paragonabile a Bartertown: l'emergere di un nuovo ordine sociale dalle ceneri del vecchio. Entrambi i film sono successivi a The Road Warrior. La Bartertown di Thunderdome era una città che cercava disperatamente di imporsi. Le sue istituzioni principali si concentrano sulla legge e il sistema di giustizia, "Due uomini entrano, un uomo esce" e "Rotto il patto, decide la ruota". La legge serve principalmente a regolare il conflitto e rischia sempre di collassare nuovamente nel conflitto che tenta di regolare. Per contro, sappiamo molto poco della struttura giuridica della Cittadella. Veniamo a sapere che Immortan Joe controlla l'approvvigionamento di acqua e usa questo potere per dominare sulla riproduzione. Il film non si occupa del sistema giuridico, procedendo direttamente dall'economia alla religione. I "Warboy" della Cittadella hanno un elaborato sistema religioso che inizia con l'iconografia del teschio, il simbolo di Joe, per finire con la sua idea di vita dopo la morte. I Warboy che muoiono servendo Immortan Joe correranno per le strade di Valhalla per sempre. Dalla culla alla tomba l'intera vita dei Warboy è piena di simboli, dal "latte materno" ai motori cromati. La religione è rigorosamente, e ridicolmente, patriarcale, passando di padre in figlio e lasciando le donne completamente escluse, considerandole oggetti, non soggetti. Le donne sono una condizione per la riproduzione della vita, non diversamente dall'acqua. Da qui il loro slogan di ribellione: "Noi non siamo cose".

Lo sviluppo da Bartertown alla Cittadella è uno sviluppo del potere politico, dall'apparato repressivo di stato all'apparato ideologico di stato. Si tratta di uno sviluppo in cui le tecniche di riproduzione sociale vengono espanse ed estese, come scrive Spinoza "la moltitudine non ha sovrano più potente della superstizione". Dal punto di vista della storia sociale post-apocalittica Fury Road viene dopo Thunderdome. Thunderdome ci dà una città che stabilisce la legge di fronte alla violenza e al caos, mentre Fury Road ci dà una città che ha allargato la sua sovrastruttura al di là della legge comprendendo la religione e anche la cultura. Si tratta di una religione che non determina solo la credenza in un aldilà, ma si pronuncia anche sui vestiti, i capelli, i tatuaggi, e ha anche un simbolismo dei denti cromati (la mia cosa preferita). Per citare ancora Spinoza, in un passaggio che potrebbe applicarsi a Immortan Joe quanto a Mosè: "…non permetteva a questi uomini, abituati com'erano alla schiavitù, di comportarsi a loro discrezione… non potevano nemmeno mangiare, vestire, tagliarsi i capelli, la barba… o fare qualsiasi cosa se non in conformità con i comandi e le istruzioni previste dalla legge". La legge non si occupa più delle infrazioni, ma costituisce l'esistenza stessa della vita sociale.
Uno sviluppo simile si trova anche dal punto di vista della soggettività, in particolare quella di Max. In Road Warrior Max era un solitario, guidato solo dal suo interesse personale. I suoi rapporti con gli altri erano interamente determinati da contratti: prima un contratto con il superstite del gruppo di esplorazione della colonia, poi un contratto con l'intera colonia per procurarsi "un camion abbastanza grande per trasportare quella cisterna". L'intero film è un'avventura in stile pop-hobbesiano: un mondo di contratti, privo di un sovrano per farli rispettare. Il tradimento è un rischio costante. Fury Road presenta un Max diverso, guidato meno dall'interesse e più dal puro istinto di sopravvivenza, qualcosa di più immediato ed elementare. In ogni film Max alla fine nega e sublima il proprio interesse personale, rischiando la sua vita per il bene degli altri, ma c'è ancora una differenza nel passaggio dall'interesse alla sopravvivenza: il primo Max negozia e fa strategie, l'ultimo Max corre, combatte e corre ancora.

Tutto ciò è in parte veicolato dai diversi attori. Il Max di Mel Gibson era taciturno, ma poteva negoziare se la situazione lo richiedeva. Il Max di Tom Hardy è praticamente "non-verbale", bofonchia quanto parla. Ma la differenza è anche trasmessa dalla costruzione delle immagini. The Road Warrior è molto più un film che Deleuze avrebbe definito di immagine-movimento, non solo in termini di logica generale, che segue i classici film western o samurai nel movimento dalla situazione alla azione alla situazione, l'accumulo verso la grande caccia e il confronto, ma nella costante interazione di azioni e reazioni, situazioni e primi piani. Pensate alla caccia all'inizio del film o al crash finale con il proiettile sul cofano del furgone. The Road Warrior è un film di azioni e reazioni, ma mediate, interrotte, da momenti affettivi, di pensiero e di riflessione. Max guarda i suoi avversari su entrambi i lati prima di frenare, Wez guarda il camion con orrore prima di sbatterci, e così via. Anche il cane e il serpente meritano primi piani. Fury Road invece è un film di azione molto lineare, ed è stato giustamente visto come un allontanamento dal chaos cinema di Michael Bay e altri. Per quanto l'azione si presenti attraverso chiare linee di fuga e di conflitto, queste passano meno attraverso il primo piano, attraverso il momento del pensiero, e più attraverso una logica molto immediata di azione e reazione. Non c'è tempo e spazio per il pensiero. Attaccare, difendere, attaccare difendendo, esplodere. Non è un cinema di cervello ma di riflessi.

Questo è il modo in cui Fury Road può essere visto come uno sviluppo, un seguito, dei film precedenti. La società, l'ordine sociale, è diventato più avvolgente, costituendo una religione e non solo un diritto, mentre la soggettività, in particolare quella di coloro che sono al di fuori dell'ordine sociale, è diventata più immediata, più guidata dall'istinto di sopravvivenza. Ogni società ha la post-apocalisse che si merita.

 

* Pubblicato su Unemployed Negativity