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Il risveglio della forza e il sonno eterno dell’utopia

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di DAMIANO CASON

Un personaggio secondario come Ed nella serie The Man In The High Castle (tratta dall’omonimo libro di Philip K. Dick) insegna che la resistenza non consiste – o meglio non si esaurisce più – nell’adesione a un’ideologia o a una struttura organizzativa solida e gerarchica, bensì nella sottrazione a tali elementi, siano essi potere dominante o sovversivo. Ovviamente non stiamo parlando della resistenza nel senso di una struttura organizzativa, bensì di un’azione che abbia una sua efficacia contro un apparato di potere. Infatti Ed è un personaggio caratterizzato dai gesti spontanei, “puri” come direbbe Benjamin a proposito della gentilezza d’animo o dell’empatia, che tuttavia si fanno contropotere concatenandosi a quelli di coloro che, diversamente, hanno deciso di mettere in gioco la propria vita. Ed non condivide affatto le idee di Frank (il protagonista che odia il potere distopico giappo-nazista), tuttavia lo nasconde, lo protegge, gli dice quando scappare, gli procura i biglietti per la fuga: tutte azioni necessarie all’interno di una struttura resistente, tuttavia provenienti dalla sottrazione ad essa e non dall’adesione. Frank stesso non fa parte della Resistenza, ma capisce che c’è in gioco qualcosa di grosso.

Ecco dunque che anche Finn, disertore delle truppe d’assalto del Primo Ordine, è un personaggio minore, come ce ne sono infiniti nel pachidermico universo di Star Wars (che non si esaurisce con i film ma comprende fumetti, cartoni animati, serie perfettamente coerenti e fondativi). Tuttavia viene portato al centro del palcoscenico proprio a causa del suo comportamento sottrattivo. L’unico momento in cui finge di far parte della Resistenza è quello in cui cerca di conquistare una ragazza: ma ella è troppo complessa per lui, così sceglie di abbandonarla, andandosene dall’incontro con Maz Kanata. Certo sul finale la sua adesione alla causa sembra completa, ma è appunto passando per la sottrazione che egli compie il suo compito: scappando dalla responsabilità di morte di soldato imperiale propizia la fuga del pilota Poe, fuggendo dalle truppe d’assalto conduce Rey e il droide da Han Solo, infine è costretto dagli eventi ad aggregarsi al gruppo, visto che gli è ormai chiaro che il Primo Ordine non lascerà certo passare in secondo piano il fatto che sia un disertore e quindi anche un traditore. La diserzione è un reato militare previsto da tutti gli eserciti, al fine interno di proteggersi da un possibile sfaldamento delle forze soprattutto in tempo di guerra. Alcuni eserciti prevedono ancora oggi la pena capitale in caso di diserzione, molti altri no, tuttavia le pene sono sempre aumentate se il soldato oltre a non presentarsi al proprio comando si aggrega alle forze nemiche, cosa che Finn fa anche se non ufficialmente. Ma nel caso del Primo Ordine c’è di più. Se ai tempi dell’Impero si poteva pensare di trattare questo tema con i crismi della legittimità del potere (l’Alleanza Ribelle nasce dopo torsione imperiale del Senato Galattico – cioè è l’Impero ad essere in qualche modo uno stato di diritto e l’Alleanza Ribelle una forza sovversiva), ora va considerato che il Primo Ordine è a tutti gli effetti un’organizzazione paramilitare con un preciso apparato ideologico. Questo significa che Finn, oltre che essere un disertore per il suo superiore in grado capitan Phasma e per il generale Hux, è anche un traditore per “l’ideologo” Kylo Ren, motivo per cui alla morte non può scampare in caso di cattura. Finn sale in cattedra per la sua correlazione perfettamente speculare agli altri nuovi interpreti della resistenza: essa non è più (solo) una realtà organizzata con una causa (la Repubblica) e una gerarchia (Leia al comando) ma diventa un intreccio plurale di gesti gratuiti di sottrazione.

Prendiamo Rey, la protagonista. Il suo ruolo è più complesso e verrà esplorato nei film successivi, questo è chiaro. Tuttavia, per ora, ciò che la distingue da Finn è solo la personalità. E’ interessata alla storia o alle vecchie leggende, si vede che ha studiato, si è informata si direbbe al bar, e in più ha un atteggiamento millenarista simile a quello del maestro jedi Qui-Gon Jinn, il quale credeva di aver trovato in Anakin Skywalker il Prescelto (un’immagine cristologica per la cui interpretazione dobbiamo rinviare a un lavoro più lungo) di cui parlava un’antica profezia. Il millenarismo è un insieme di credenze che possono essere riassunte in una posizione di rifiuto del presente e attesa della venuta di un mondo futuro, trova la sua origine negli annunci biblici e per i cristiani significava una seconda venuta di Cristo ad istituire il regno dei giusti; Hobsbawm, in un suo libro sui “Ribelli”, assegnò questo nome a varie sette religiose ma anche a utopisti, anarchici, fuorilegge dell’era moderna, i quali rifiutavano l’ordine sociale nel quale vivevano e alimentavano col proprio fanatismo l’attesa per un mondo migliore. Rey, similmente, passa il tempo a procurarsi il necessario per vivere nell’attesa del ritorno (o di una seconda venuta) della sua famiglia. In ogni caso, dicevamo, ha un collegamento con i grandi eroi ribelli del passato che consiste (per ora, ma lo svelamento della sua storia non svilirebbe comunque quest’analisi) nel fatto che li ha studiati come miti fondativi.

Per questo il suo personaggio-specchio è Kylo Ren, appassionato di oggettistica storica, collezionatore di cimeli, portatore di rispetto ma anche di sottomissione verso i grandi leader del passato. Chiede conforto al teschio del suo inarrivabile precursore, è ignorante in storia tanto da non sapere del voltafaccia finale che suo nonno ebbe verso l’Imperatore. Il suo personaggio ricorda molto da vicino i gruppi neofascisti attuali: “quando c’era lui”, busti di Mussolini, revisionismo storico, fertilità nell’ignoranza, rabbia puerile. Soprattutto, a differenza dei fascisti del passato, vedono i loro predecessori come inarrivabili e li venerano quasi come degli dei. I fascisti storici invece, tronfi e esaltati dalla manipolazione di idee come il superuomo e l’onore, si pensavano come onnipotenti e rivaleggiavano gli uni con gli altri per la leadership del movimento. Darth Vader, più che essere preso da accessi di rabbia, conosceva bene gli insegnamenti di Yoda oltre che quelli del Lato Oscuro, e uccideva direttamente i sottoposti che davano prova di incapacità. Kylo Ren scaglia la sua rabbia da ragazzino contro gli schermi dei computer, dovendo sempre liberarsi di un malessere incompreso (che come sempre in Star Wars ha a che fare anche col rapporto con la famiglia, e di nuovo dobbiamo rimandare a un lavoro più lungo). E’ a tutti gli effetti un imitatore e questo non necessita di un’interpretazione soggettiva, perché lo si capisce direttamente dal fatto che diversamente da Vader indossa la maschera inutilmente, non avendo alcun problema al volto né ad altri organi del corpo. Anche il nome Primo Ordine ricorda quello di Ordine Nuovo, movimento di estrema destra italiano attivo negli anni ’70 e implicato nella strategia della tensione (per le similitudini del primo Impero con l’imperialismo americano – lo stesso Lucas esplicitò che prese come esempio il Vietnam – e con il fascismo storico bisogna anche qui rimandare a un lavoro più lungo). Del resto l’utilizzo del concetto di “ordine” da parte dei movimenti di destra dalla modernità in poi è evidente ed è riferibile in origine alla teologia cattolica controrivoluzionaria in opposizione ai sorgenti socialisti e anarchici: Juan Donoso Cortés accusava i liberali di favorire, con le continue concessioni di diritti, l’ascesa dei veri nemici storici dell’ordine divino, cioè i socialisti e gli anarchici atei che avrebbero istituito la “dittatura del pugnale”.

Dall’altro lato della barricata, Han Solo è il personaggio iconico del decadimento dei vecchi leader della Repubblica/Ribellione/Resistenza: ne hanno passate tante, sono simpatici, tutti gli sono grati ma probabilmente non sono più in grado di leggere correttamente la situazione e dovrebbero farsi da parte. Prova ne è il “suicidio” di Han e in generale il suo comportamento ironico verso i giovani, condito dall’aspetto goffo e impacciato di un anziano costretto a catapultarsi in un nuovo caos familiare che non ha alcuna voglia di affrontare. Del resto era anche stato l’unico ad andarsene veramente in pensione – visto che Luke si è ritirato a studiare la nuova ragione del mondo, diciamo – anche se, chi ha lottato, difficilmente sa resistere al richiamo del conflitto, soprattutto se in gioco ci sono gli affetti personali. L’unico nuovo attivista inquadrato è Poe Dameron, pilota di caccia ligio al dovere della missione ma allo stesso tempo pronto, differentemente dai vecchi capi (nonostante Leia abbia intuito che può contare su questa sua caratteristica) a fare di necessità virtù e a stringere rapporti con personaggi ambigui (non in senso negativo) come Finn.

A parte Poe, ci troviamo allora catapultati in uno scenario di personaggi imbranati, post-adolescenti, che non hanno idea di quel che devono fare, da che parte stare (e stavolta non tanto per i richiami del Lato Oscuro quanto per ignoranza e disinteresse), che vivono alla giornata senza grandi obiettivi. Siamo di fronte, dunque, a una destituzione dei vecchi personaggi, non solamente nella loro fisicità bensì anche nel loro modo di pensare e di agire. Non è però una novità: entrambe le precedenti trilogie presentano questo aspetto, seppur meno riconoscibili ai nostri occhi di oggi. Dapprima si difende il Senato Galattico (diciamo la Costituzione o il diritto internazionale), poi lo si attacca in quanto connivente con la Federazione del Commercio (diciamo il WTO?), infine si diviene movimento politico autonomo appoggiato da alcuni pianeti con razze non umane (minoranze di vario tipo) contro l’Impero. Ora è in atto qualcosa di simile al gioco degli anti-scacchi, un gioco a perdere in cui in generale si vince facendosi eliminare dal gioco tutti i personaggi e dove il re, non godendo più dei suoi poteri, può morire come chiunque altro.

Anche in questo caso Star Wars cerca di essere al passo con i tempi, mostrando forse di aver superato l’epoca della battaglia frontale per un antichissimo principio originario di uguaglianza. Ma senza dimenticare che non vi è nulla di più originario, e in vista di cui si crea l’organizzazione, di ciò che fonda il comune tra gli uomini: gli affetti, la ragione, la natura. Ciò che in Star Wars assume il nome di forza. Sembra che essa, ciclicamente, si risvegli: che gli intellettuali-jedi l’avessero previsto oppure no, è la vita ad essere resistente.