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La contraddizione della diplomazia umanitaria

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di GIUDITTA BRATTINI

Con il termine generico di Croce Rossa Internazionale si intende un insieme di Istituzioni indipendenti che nel loro complesso costituiscono il Movimento Internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. La Croce Rossa Internazionale ha compiti e privilegi unici: essere intermediario neutro tra le parti in caso di guerra o comunque di conflitto armato; essere il custode delle Convenzioni di Ginevra; poter incontrare con propri delegati i prigionieri di guerra ed i prigionieri politici senza la presenza di estranei o di testimoni; favorire e organizzare gli scambi di prigionieri tra le parti in conflitto: assicurare alle vittime protezione ed assistenza in tempo di guerra, ma non solo. Afferiscono alla C.R.I. anche compiti in tempo di pace per portare soccorso alle persone più vulnerabili, rese tali da catastrofi naturali o da problemi di salute o dalla povertà.

I Principi Fondamentali della C.R.I.: Umanità nell’interesse di chi ha bisogno di aiuto; Neutralità, cioè astenersi dal prender parte alle controversie di ordine politico, razziale e religioso; Indipendenza che colloca la C.R.I. in una posizione terza in mezzo tra il sistema dei governi, con le sue propagazioni internazionali rappresentate dalle Nazioni Unite, ed il sistema della cosiddetta società civile, rappresentata da centinaia di milioni di Organizzazioni Non Governative: l’Ausiliarietà, rapporto privilegiato con i governi a tutti i livelli; l’Universalità ed Imparzialità-proporzionalità ad indicare un orientamento esclusivamente verso i bisogni, senza essere condizionata da considerazioni di ordine politico.

Le attività che la C.R.I., nel mondo, è chiamata a svolgere si esplicitano con azioni basate su operatività-assistenziale e diplomazia-umanitaria. Diplomazia-umanitaria è una contraddizione in termini. Diplomazia è strettamente collegata al ruolo della politica e pertanto inidonea ad essere applicata ad attività umanitarie. La diplomazia-umanitaria è parte costituente delle azioni del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Cicr) che opera nella Striscia di Gaza.

A fronte dell’immobilismo internazionale, in attesa della fine dell’assedio sulla popolazione della striscia di Gaza, il Cicr si è reso attore di un progetto di rimozione detriti dai terreni agricoli e livellamento degli stessi nelle cosidette zone cuscinetto lungo la recinzione-muro illegale che circonda Gaza; il discutibile accordo Gaza-Gerico (1994) prevedeva che i confini della Striscia di Gaza con il resto della Palestina occupata, a nord e a est, fossero quelli della Linea Verde.

L’occupazione sistematica israeliana della terra a confine della linea verde, come rilevato nella relazione WFP agenzia ONU per l’alimentazione (2010 “Between the fence and a hard place”, Special focus), ha determinato uno scenario diverso da quello definito dall’accordo sopraccitato: una zona di non accesso, che penetra nella striscia per 300 mt. dalla linea verde dove le I.O.F. –forze di occupazione israeliane – possono operare liberamente attaccando i civili, distruggendo coltivazioni e abitazioni e una zona ad alto rischio di accesso, che va dai 300 mt. a 1.000 mt. e in alcuni casi fino a 3.000 mt.; anche in questa zona opera I.O.F. attraverso impreviste incursioni e fuoco di avvertimento, terrorizzando la popolazione palestinese e determinando un contesto complessivo d’incertezza.

I lavori del Cicr relativi al livellamento della terra, riguardano appunto queste aree di confine impropriamente chiamata “buffer zone”, che sulla base dello studio sopracitato interessa circa 65 chilometri quadrati, cioè il 35% delle aree coltivabili. Il livellamento dei terreni è la prima fase del progetto, la cui spesa presunta è di 1 milione di dollari; la seconda fase riguarda l’organizzazione del lavoro e le coltivazioni. Per la realizzazione della seconda fase si è reso necessario un accordo di collaborazione tra I.O.F. e Cicr. Per l’operatività di questa collaborazione è stato istituito un Comitato di coordinamento i cui componenti sono il Cicr e i proprietari terrieri. Il compito del Comitato è quello di selezionare gli agricoltori che andranno a lavorare, sulla base di criteri quali necessità di lavoro e condizioni povere. I contadini selezionati seguiranno il calendario delle attività di lavoro che il Cicr dovrà preventivamente sottoporre alle I.O.F. Anche i nominativi degli agricoltori scelti per lavorare saranno comunicati alle I.O.F. da parte del Cicr. Inoltre qualsiasi indicazione relativa alle attività degli agricoltori è strettamente connessa alle disposizioni delle I.O.F. che, comunque, in qualsiasi momento potranno ordinare l’immediata sospensione delle attività.

Gli agricoltori palestinesi hanno accettato queste le condizioni, per poter tornare a lavorare; nel frattempo in attesa che lo scenario sia definito, ad alcuni agricoltori, come ci e’ stato confermato, e’ stato chiesto di non coltivare la terra. Il Cicr, in cambio, eroga un salario mensile.

Cosa si andrà a produrre?

A Gaza in passato la terra dava colture di ulivi, mandorli, alberi da agrumi, vigneti e altri alberi da frutta tanto da poter destinare la produzione anche per l’esportazione. Nell’accordo tra Cicr e I.O.F. è previsto che le colture destinate all’area fino a 300 mt. a ridosso della linea verde riguarderanno produzione ad una altezza max 70 cm (es. orzo, frumento, ortaggi vari); scelta e fornitura delle sementi saranno fatte dal Cicr. Le colture invece che interesseranno la terra inserita tra i 300 mt. e i 1.000/3.0000 mt. dalla linea verde potranno avere un’altezza superiore ai 70 cm. (es. mais ) purché non siano piante.

Il progetto sulle terre da coltivare del Cicr nella striscia di Gaza si può dire sia frutto di un agire in nome della “diplomazia-umanitaria” dove la politica trova ragione sui diritti; in questo caso si riconosce il diritto di Israele ad occupare e decidere fino 3.000 mt. oltre la linea verde, e si costringono gli agricoltori palestinesi a ricorrere ad un’agricoltura di sussistenza rinunciando alla ri-coltivazione di prodotti quali agrumi e ulivi, ed a essere sottoposti a continui controlli.

Il Cicr, nel rispetto dei principi fondamentali a cui afferisce la sua natura, dovrebbe, ad esempio, svolgere attività finalizzate alla rimozione di dinieghi, da parte delle autorità israeliane, dei permessi per civili palestinesi che necessitano cure fuori dalla striscia di Gaza e dei permessi per raggiungere i feriti durante gli attacchi. Anche in questi venerdì di protesta pacifica palestinese contro l’occupazione israeliana, il personale paramedico è stato costretto ad intervenire nel recupero dei feriti sotto il tiro dei cecchini israeliani.

Si chiede un agire imparziale, in considerazione dell’orientamento da tenere che deve essere esclusivamente verso i bisogni, senza essere condizionato da valutazioni di ordine politico.

 

* Giuditta Brattini fa parte del Centro Studi e Ricerca sulla Palestina - Veneto.