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André Gorz, o l’utopia ecologica al di là del produttivismo

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di ELENA MUSOLINO

La cura di Emanuele Leonardi restituisce agli scaffali delle librerie Ecologia e Libertà di André Gorz del 1977. Esce con Orthotes una seconda traduzione che attualizza il precedente lavoro di Giampiero Comolli per l’edizione Feltrinelli (1977).

Si tratta di un testo ormai da troppo tempo fuori catalogo e che ritrova spazio a sostegno del tema dell’ecologia politica nel dibattito pubblico, politico e accademico contemporaneo. Écologie et liberté si inserisce nella cosiddetta fase ecologico-politica della produzione gorziana (1973-1978) ed è considerato un saggio fondamentale che, oltre ad affrontare sinteticamente alcune questioni teoriche problematiche, fornisce una visione critica ed innovativa sui temi della crisi della natura come manifestazione della più ampia crisi del produttivismo occidentale.

Con Gorz l’ecologia diviene un fatto politico – come propriamente sottolinea Leonardi nella sua introduzione, richiamandosi a Catherine Larrère[1]. Gorz, infatti, nel delineare i tratti della natura storica del capitalismo, ne legge l’evoluzione nei termini di un progetto globale, espressione della relazione tra natura e società in un’unità dialettica dell’accumulazione del capitale, della produzione della natura e della ricerca del potere territoriale. In altre parole, Gorz individua nell’ecologia politica una pratica anticapitalistica, ossia una ricerca delle “falle sistemiche” a partire dalle quali sovvertire l’impianto tecnico-politico del capitalismo stesso.

Gorz, insieme e prima di molti, ha inteso ragionare sul carattere sistemico delle dinamiche capitalistiche, muovendo un’articolata critica alla credenza dello sviluppo. Le sue riflessioni invitano a riflettere su come i processi di modernizzazione si siano accompagnati all’invenzione di un sistema di valori che si è lentamente emancipato dalle forme di solidarietà tradizionali per appiattirsi su un’idea di prosperità materiale, individuale e utilitaristica. Nella sua proposta politica l’autore, per superare la logica economicistica del capitale e la razionalità amministrativa degli apparati statali, definisce le basi per un progetto politico complessivo che richiama al valore dell’autogestione e alla dimensione pratica del processo utopico.

Ecologia e libertà ha lo stesso fascino di un libro di fantascienza distopica: insieme si dimostra straordinariamente anticipatore e clamorosamente datato. Le intuizioni di Gorz riescono nell’interpretazione delle crisi di sovrapproduzione del capitale e di riproduzione delle risorse naturali; al contempo, tuttavia, nell’immaginare possibili scenari alternativi, non riescono ad articolare proposte capaci di resistere alla prova storica dei processi di sussunzione operati dal capitale. Di fatto quegli esperimenti sociali che ambivano ad innescare pratiche autonome di autogestione comunitaria – per definizione emancipate dalle relazioni di dominio capitalistico – hanno spesso finito col rivelarsi sostanzialmente incapaci di sottrarsi alle dinamiche in base alle quali le reti socio-ecologiche vengono continuamente appropriate e sfruttate.

Ciononostante l’opera di André Gorz fornisce degli strumenti di una straordinaria attualità politica e analitica a suffragio di nuovi orizzonti creativi in cui il tema dell’ecologia non rimane confinato nella gabbia concettuale della cosiddetta protezione dell’ambiente, ma assume una prospettiva conflittuale strategica per la riappropriazione e per l’affermazione del sé individuale e collettivo.

La lettura del testo manifesta l’intelligente cura della traduzione di Leonardi, ricca di una moltitudine di soluzioni conformi alle congruenze semantiche, puntualmente sottoposte a critica anche alla luce della letteratura più recente. La traduzione, per di più, riesce a mantenere un preciso e attento mordente stilistico che richiama la tensione rivoluzionaria degli scritti gorziani.



[1] C. Larrère, André Gorz (1923-2007), in L’écologie politique d’André Gorz, AA.VV. Fondation de l’écologie politique, 2014.