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Prime valutazioni sul risultato elettorale in Grecia

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di QUINCEY

1. Innanzitutto, le elezioni rappresentano un trionfo di Tsipras. Non di Syriza. Il partito di Tsipras è un’ombra di ciò che era. Tsipras, nonostante non abbia avuto nessun meccanismo di partito ad assisterlo, nessuna narrazione da vendere, ha ottenuto una grande vittoria, distruggendo ancora una volta i suoi oppositori. Già sapevamo (dai giorni del Referendum) che è un formidabile alleato, adesso dobbiamo trattarlo nel modo in cui merita: come un formidabile avversario.

2. Al contrario, Unità Popolare e la sinistra in generale (anche i risultati del KKE sono stati deludenti) hanno sofferto una sconfitta umiliante. Unità Popolare aveva tra le sue fila diversi ministri, circa 30 parlamentari, sindacalisti, attivisti e persone molto famose (Banana Zoe, Glezos, anche Varoufakis ha dato il suo sostegno un paio di giorni fa). Tuttavia, è stata soffocata a morte dalla scaltrezza di Tsipras e del suo seguito.

3. Nei prossimi giorni potranno essere trovate (o inventate) molte ragioni per spiegare la sconfitta. L’assenza di carisma da parte di Lafazanis, l’impreparazione alle elezioni, l’arroganza, e via di questo passo. Temo, però, che ciò a cui stiamo assistendo sia un cambiamento paradigmatico: l’asse “memorandum vs. anti-memorandum”, su cui poggiava il ragionamento di Unità Popolare e che negli ultimi anni ha dominato la scena politica (e sociale) greca, non sembra più valido. Dopo la capitolazione di Tsipras, la gente (o almeno coloro che si sono dati il disturbo di andare a votare) sembra essersi arresa al cupo destino di essere governata da funzionari che vestono i panni della Troika. Ciò che è lasciato alla loro scelta sono i rappresentanti locali. In questo contesto, la vittoria di Tsipras (se comparata alle alternative) può essere una buona notizia, almeno per ciò che riguarda i diritti sociali, la crisi dei rifugiati ecc.

4. Se questo è il quadro, e dato che la battaglia della Grecia è lungi dall’essere terminata – Tsipras e soci dovranno far passare entro la fine dell’anno 130 (!) misure imposte dalla Troika, solo per fare un esempio – inevitabilmente la vita porterà nuove questioni e assi attorno a cui il conflitto sociale sarà organizzato.

5. Ma, se guardiamo in faccia la realtà, cominciamo questa fase della battaglia da una posizione di tremenda debolezza. L’Oxi del referendum è stato spazzato via dalla storia politica (in parlamento, solo Alba Dorata lo sostiene), si è completata la trasformazione di Syriza in una versione postmoderna del Partito Democratico, mentre il KKE è impotente come sempre. Ciò che viene lasciato da parte è un movimento stanco e indebolito, alcune migliaia di attivisti “homeless” ed ex funzionari di partito. Oltre che, ovviamente, un’astensione senza precedenti, che indica l’esistenza di alcuni correnti sociali che non trovano il modo di esprimersi nelle elezioni.

Sarà dura, ragazzi, sarà dura.

 

* Pubblicato su AnalyzeGreece!, traduzione di Commonware.