Stampa

Nessuno vuole morire

on .

di ILYA BUDRAITSKIS

Dopo Odessa, “rimanere umani” è un programma politico. Nei due giorni seguenti i tragici eventi di Odessa, abbiamo sentito dozzine di versioni su quanto accaduto. E tutte queste versioni sono state, in un modo o nell'altro, legate alla ricerca di una "mano nascosta", che ha consegnato allo scontro due gruppi armati di manifestanti, e spinto uno di essi sin dentro la mattanza della Casa dei Sindacati.

La maggior parte di queste versioni - da quelle ufficiali di Kiev a quelle dei propagandisti russi – indicano come responsabile la polizia locale, che in maniera consapevole e organizzata si sarebbe astenuta da qualsiasi tentativo per fermare la crescente violenza.

Dunque, queste versioni degli eventi, enunciate come fatti accertati, propongono uno "scenario" esplicativo che agisce in favore di entrambe le parti: Yulia Timoshenko [ex primo ministro ucraino] saboterà le elezioni [presidenziali] [in Ucraina] il 25 maggio per garantirsi una vittoria in futuro; il governo di Kiev intimidirà i "separatisti" e scaricherà sui loro sostenitori la responsabilità di un probabile bagno di sangue; il governo russo avrà a disposizione argomenti più che convincenti argomenti per screditare i sostenitori della "giunta" di [Kiev]; il clan di Yanukovich [l'ex presidente ucraino] farà pressione per un aperto intervento [militare] russo.

In un certo senso, tutte queste previsioni sembrano a noi - gente russa e ucraina – verosimili,  perché sappiamo bene che ciascuna di queste forze arriverebbe a compiere qualsiasi crimine pur di raggiungere i propri obiettivi. Una tal prontezza nel mietere vittime tra i propri cittadini è sempre stata condizione necessaria per la selezione dei membri della élite post-sovietica. Tra le file di quell'elite, non c'è nessuno, assolutamente nessuno, che non sia moralmente disponibile all'omicidio di massa.

Ma qualunque possa essere stata l'intenzione iniziale di chi ha organizzato la tragedia di Odessa, ci sarà - o, più probabilmente, già c'è - un altro risultato: la logica della guerra civile è stata messa in moto, ed è ormai quasi impossibile fermarla. Durante questo ultimo mese - tra operazioni militari incombenti, occupazione di edifici, catture di ostaggi, schermaglie locali a Donbass - molte persone hanno comunque mantenuto la timida speranza che l'intero processo fosse in qualche modo gestito da qualcuno, e ciò significava che poteva essere fermato. Il fondamento principale di tali aspettative non era dovuto esclusivamente dalla volontà di Putin, dalle potenze occidentali e dal governo di Kiev - ma dal fatto che la maggioranza degli ucraini semplicemente non era disposta a uccidersi a vicenda.

Tuttavia, la storia non troppo lontana degli anni novanta ci ricorda la sensazione di quell'odioso confine da attraversare: vicini amici, "gente sovietica", che per decenni aveva dimenticato la divisione tra "nemici" e " amici", improvvisamente, nel giro di pochi giorni, perde ogni caratteristica umana e produce mostri, la cui possibile esistenza si poteva immaginare solo grazie ai film patriottici sull'invasione fascista.

Fu così che, dopo aver sollevato la questione della "lingua di Stato", incominciò la guerra in Transnistria. Fu così che serbi e croati raggiunsero un punto di non ritorno, in quella famigerata partita di calcio a Spalato. Sappiamo tutto  fin troppo bene per non capire che gli sconfitti in queste guerre sono tutti i partecipanti, senza eccezioni. La vendetta per le prime vittime ne produce di nuove - e pone le basi per nuovi e giustificati atti di ritorsione. Questo è il  più terribile risultato degli eventi Odessa: per entrambe le parti, la vendetta, anche la più brutale, è ora giustificata e inevitabile.

Tra le fiamme della Casa dei Sindacati non è stato affatto difficile scorgere le profondità della barbarie verso cui l'Ucraina potrebbe ora facilmente affondare. Profondità la cui entità non sembra essere pienamente compresa da nessuno di quei bastardi che hanno orchestrato gli scontri del 2 maggio.

Non molto tempo fa, lo slogan "rimanere umani" avrebbe potuto suonare come un desiderio totalmente astratto. Ora, dopo il massacro di Odessa, è un programma politico.

 

* Pubblicato su People and Nature. Traduzione dall'inglese di Ivan Bonnin @ivnbkn.