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Padova – “La precarietà della logistica, le lotte dei facchini”

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Mercoledì 8 gennaio alle ore 18.30 ad AltrAgricoltura NordEst di Padova incontro con Karim Baklou, Anna Curcio e Gianni Boetto.

Negli ultimi anni e mesi diversi comparti del macro-settore della logistica, sia quella cosiddetta produttiva sia in quella distributiva, sono stati attraversati da lotte, anche molto aspre, che hanno reso evidenti i costi dell'interruzione del flusso teso e programmato della circolazione delle merci. In alcuni porti centrali del trasporto marittimo come Rotterdam, Hong Kong, Los Angeles, Newcastle, vi sono stati scioperi o altre forme di blocco reale delle attività che hanno durato settimane e che erano finalizzate all'ottenimento di miglioramenti salariali (a fronte di profitti settoriali in crescita), al contrasto dell'intensificazione del lavoro e alla eliminazione dei rischi per la sicurezza e la salute. Una crescita della conflittualità, non sta toccando solo i porti, ma con forme, intensità diverse anche gli scali aeroportuali, il trasporto su gomma e le piattaforme logistiche.

In Italia, in particolare nel nord, negli ultimi due anni stiamo assistendo alla crescita della conflittualità dei facchini che lavorano negli interporti e nei magazzini per conto di cooperative alle quali grandi aziende manifatturiere o i principali operatori della logistica esternalizzano le fasi più pesanti e a minor valore aggiunto del ciclo. A Milano, Piacenza, Bologna, Verona e Padova si è sviluppato un ciclo di lotte, tuttora in corso, che chiede per i facchini miglioramenti salari, riduzioni dei carichi di lavoro, il rispetto dei contratti nazionali e delle normative sulla sicurezza, il diritto all'organizzazione sindacale e alla riduzione della precarietà. Un ciclo di lotte che in sostanza mette in discussione l'attuale organizzazione di questo comparto, che attraverso lo strumento della cooperativa (che garantisce l'esternalizzazione del rischio di impresa, riduce tutele, costo del lavoro e pressione fiscale) e al reclutamento quasi esclusivo di immigrati o figli di immigrati hanno creato un dispositivo di comando e profitto che fino a poco tempo fa sembrava inscalfibile. Chi non si adegua ai ritmi, anche se insopportabili o alle paghe, già basse ma troppo spesso “decurtate” anche di ore, maggiorazioni e contributi, chi mette in discussione il capo di turno o si iscrive ad un sindacato sgradito può restare a casa da un giorno all'altro. Se si è immigrati il ricatto è ancora più pesante visto che la legge Bossi-Fini ha legato il permesso di soggiorno ad un contratto di lavoro. Nonostante la precarietà e il rischio di dover lasciare un paese nel quale si vive da molti anni, se non da quando si è nati, questi lavoratori hanno deciso di mettersi in gioco e di provare a migliore la loro condizione organizzandosi e facendosi ascoltare nell'unico modo possibile: bloccando il flusso delle merci. Una conflittualità capace di coniugare radicalità e trattativa, blocchi della produzione e vertenzialità concreta; capace di risalire le catene dei subappalti e di identificare la controparte che di quella catena rappresenta il primo anello.

In queste ore, a Padova presso il magazzino Artoni i facchini occupati come soci lavoratori, presso la cooperativa Emmegierre del consorzio Sicurint Group che opera all'interno, sono i presidio permanente con il loro sindacato, ADL-Cobas, per chiedere il reintegro dopo essere stati tutti licenziati. Una situazione che si è determinata perché Artoni non ha più rinnovato il contratto di appalto con Sicurint Group e non ha nemmeno provveduto ad effettuare il cambio di appalto con una nuova cooperativa. La motivazione di tale iniziativa va ricercata nel fatto che, grazie alle iniziative sindacali intraprese negli ultimi anni e grazie anche all’intervento dell’Ispettorato del Lavoro, le cooperative che si sono succedute sono state costrette ad applicare regolarmente il CCNL Trasporto merci, riconoscendo anche l’integrazione per malattia e infortunio. Artoni, evidentemente, non è disponibile ad accettare una situazione di regolarità, ma pretende di continuare ad avere al suo servizio lavoratori sottopagati, pagati in nero e disposti a lavorare a qualsiasi condizione.

AltrAgricoltura Nord Est ritiene che lotte dei facchini non siano solo giuste, e per questo vadano sostenute con tutte la solidarietà possibile, ma siano anche istruttive. Per questo ha deciso di dargli visibilità ed organizzare una serata di discussione e confronto.

AltrAgricoltura NordEst, Corso Australia 61, Padova (tel. 049.7380587; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.)