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Non è ora di uscire dal movimento

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di GIUSEPPE COCCO

Schematicamente, faccio un bilancio dopo le manifestazioni di giovedì 20 giugno 2013 a partire dall’esperienza di Rio de Janeiro:

1) Da ieri il movimento per il passe livre ha “cominciato” a essere un’altra cosa. Davvero mostruoso, e il mostro è orribile e bello allo stesso tempo.

2) Quest’altra cosa nessuno sa che cos’è, e l’interpretazione è per intero un campo di conflitto.

Il fatto che i gruppi di sinistra siano stati aggrediti non significa che il movimento sia di destra. Sono stati aggrediti da piccoli gruppi, ma nel contesto di un’ostilità generale alla politica, mentre le organizzazioni popolari sfilavano tranquillamente.

Quel che è certo è che il movimento mette in crisi tutte le rappresentanze politiche e i piani di governo, politico-partitiche, elettorali, ecc.

I grandi media e la destra stanno giocando in modo pesante. Tanto per cominciare, è necessario capire chi ha aggredito.

Il PT ha sottovaluto e sottovaluta il prezzo di mantenersi in coalizioni spurie, pensando di poter risolvere tutto dall’alto, basandosi sul neo-sviluppismo e su tecniche gestionali e di marketing elettorale. Il PT potrebbe percepire che tutto questo è entrato in crisi e diventa necessario innovare. Rapidamente! Dare segni forti in questo senso.

3) Il campo progressista passa (in toto, inclusi l’opposizione di sinistra e i settori moltitudinari del movimento) per tre sfide e trappole:

a) Il campo del governo (il PT) non ha un piano B. Il comportamento di Haddad [sindaco di San Paolo], ammettendo un passo indietro insieme ad Alckmin [governatore dello stato di San Paolo], è disastroso: amplifica la sensazione per cui destra e sinistra sono la stessa cosa. Una sensazione diffusa che non si è materializzata elettoralmente, ma adesso è esplosa. Allora, il governo aspetta che “passi”, solo che non passa e il mostro continua a essere lì.

b) Di fronte all’immobilismo del governo federale, il campo del PT sta tentando (soprattutto dopo ieri) di polarizzare la questione intorno al golpismo; dovrebbe invece entrare nel movimento, basandosi su quella che dovrebbe essere una franca apertura – per esempio, collocando un Paulo Vannucchi nel Ministero della Giustizia, un Célio Turino nel Ministero della Cultura, una Ermínia Maricato ai Trasporti e Città (ministeri unificati) –, dichiarando una moratoria generale sui prezzi dei trasporti, aperture di assemblee di partecipazione in tutti i territori, ecc.

c) Bollare come idiota l’idea che tutto il movimento sia di destra: oltre a essere una falsità, ciò significa consegnarlo nelle mani del golpismo e della destra. Tra questi indigenti politici del PT, ci sono quelli che chiedono repressione. Da non crederci. E non si tratta solo di un principio, ma dell’ovvietà che chi fa la repressione e chi se ne approfitta è la destra. Basta leggere O Globo del giorno seguente, dopo che la polizia militare ha gasato tutti quanti fino a mezzanotte.

Quelli che “fanno moltitudine” dentro il movimento hanno di fronte la sfida per nulla semplice di organizzarsi per capire che la radicalizzazione è democratica e passa anche da dentro il movimento. Criticare – anche radicalmente – i Mondiali e le Olimpiadi di Cabral [governatore dello stato di Rio de Janeiro] e Paes [sindaco di Rio de Janeiro] e i simboli del potere, e non preoccuparsi della proliferazione di cartelli e comportamenti fascisti NELLE manifestazioni, sta diventando un’altra forma di idiozia.

Questo significa che è necessario cominciare a criticare la forma-manifestazione e – basandosi sul passo indietro generale riguardo ai prezzi dei biglietti – proporre altre cose che propizino processi istituenti.

Oggi tutto questo passa da dentro le manifestazioni. É lì che è necessario fare questa battaglia politica, e tutto ciò è molto complicato. Ma è lì, dentro il movimento, che la democrazia deve avanzare.