Stampa

Un godimento in cerca di libertà

on .

di LORIS NARDA 

“La psicoanalisi è la stessa storia dell'economia politica come la vede Marx: Adam Smith e Ricardo scoprono l’essenza della ricchezza come lavoro che produce e non smettono di ri-alienarla nella rappresentazione della proprietà.”

Felix Guattari, “Una tomba per Edipo”

Il volume Legge, Desiderio, Capitalismo (Bruno Mondadori 2015) è il frutto di un seminario organizzato da Federico Chicchi a Bologna nell’ottobre del  2012, di discussione per i quarant’anni dalla pubblicazione dell’Anti-edipo di Gilles Deleuze e Felix Guattari, al quale par­te­ci­pa­rono, tra gli altri, Franco Berardi, Ubaldo Fadini, Mas­simo Recal­cati, Pino Pitasi e Paolo Godani. L’Anti-edipo è un testo complesso e allo stesso tempo precursore e chiarificatore di traiettorie del pensiero contemporaneo a cavallo tra psicoanalisi, filosofia, pratica psicoterapeutica e pratiche politiche legate agli anni ’60-’70 e  al ciclo globale di lotte che si era espresso anche in Francia con grande forza, un testo che riverbera nell’oggi la sua influenza e l’importanza di studiarlo.

Legge, Desiderio, Capitalismo si divide in tre sezioni (“Al di là di ogni legge”, “Il desiderio è rivoluzionario”, “Il capitalismo non ha limite esterno”) e raccoglie sedici saggi con una notevole ricchezza di spunti, per le diverse angolature che si riescono a cogliere dei vari ambiti di dibattito dentro i quali si muove il volume: dal rapporto tra le categorie di desiderio e godimento, a quello tra pratica analitica e società psicoanalitiche, fino al confronto tra “complesso di Edipo” e scenari post-edipici, il tutto sotteso in un incrocio fecondo tra le figure di Jacques Lacan e del duo Deleuze-Guattari.

Il volume si apre con un saggio di Patrick Landman, che ricorda come il libro sia il frutto di uno psichiatra (Guattari) e un filosofo (Deleuze), che già di per sé implica uno sguardo transdisciplinare sulla psicoanalisi e più in generale sui processi di soggettivazione. Landaman mette in luce come l’Anti-edipo si scagliasse contro una casta di psicoanalisti conservatori e reazionari in quegli anni, che si era spinta a essere contraria a togliere l’omosessualità come disturbo dal manuale diagnostico DSM-III, contrariamente agli aspetti più rivoluzionari degli scritti freudiani, fra i quali ci sono i “Tre saggi sulla sessualità” dove viene formandosi la categoria di “libido” che ricomprende nella sessualità anche gesti apparentemente lontani come l’allattamento materno (per una storia articolata globalmente del movimento psicoanalitico e del rapporto fra teorie e pratica clinica vedi J. Safran, Psicoanalisi e psicoterapie psicodinamiche, Raffaello Cortina editore).

In questo quadro il complesso di Edipo, in quanto unico strumento interpretativo, viene usato dagli psicoanalisti per abbordare la clinica delle psicosi, che però funziona con tutt’altre dinamiche rispetto a quelle preminentemente familiari espresse nel complesso freudiano. Si costruisce dunque una concezione deficitaria e mancante della psicosi, laddove invece la felice intuizione dell'Anti-edipo è quella di capire che si muove su tutt’altra logica e di prenderne alcuni elementi per immaginare un modello nuovo di inconscio.

Nel suo saggio Paolo Godani prova a mettere a fuoco alcune griglie di fondo del libro, dallo spinozismo antistrutturalista alla pressoché nulla distinzione fra Natura e Cultura, fino al rovescio della lettura semplicista, eppure molto diffusa, secondo cui il ribaltamento della struttura operato dall’Anti-edipo sia un fluire senza limiti del desiderio che porta a confondere i “limiti imposti dalla repressione sociale dai limiti interni al desiderio”, il quale “vive e  prolifera proprio a partire dai tagli e dalle interruzioni sulla continuità virtuale del flusso”.

Massimo Recalcati apre il suo saggio sottolineando l’ambivalenza di fondo di Freud e di Lacan, mettendo in luce come molte critiche che l’Anti-edipo fa a Lacan sono le stesse che lui faceva alle organizzazioni psicoanalitiche dell’ortodossia freudiana (ovvero all'epoca la totalità delle scuole di training psicoanalitico), come la battaglia contro “l’uso riduttivistico dell’interpretazione semantica”, il rifiuto di una “concezione narrativo-rappresentativa dell’inconscio” e del riconoscimento del suo carattere sociale molto prima che familiare; e inoltre di mettere in evidenza il carattere produttivo dell’inconscio, contro un post-freudismo che riduceva la pratica psicoanalitica all’occupazione coloniale dell’Es da parte di un Io addestrato dall’identificazione all’Io dell’analista.

La contraddizione tra il lato rivoluzionario di Freud in quanto scopritore del desiderio tout-court e la funzione che spesso ha la psicoanalisi nell’agevolazione e nel miglioramento della repressione capitalistica è il punto di partenza di Federico Chicchi, per arrivare a un intreccio dell’analisi sociale del capitalismo cognitivo con il de-centramento del processo di edipizzazione, non più centrale e fondante rispetto all'ordine sociale, proprio per una fragilizzazione del legame sociale dato dagli enormi cambiamenti nella dimensione spazio-temporale e produttiva della vita sociale rispetto al fordismo (dalla discontinuità lavorativa alla facilità\frequenza degli spostamenti fino alla lavorizzazione costante di emozioni, sentimenti e immaginari allora lasciati fuori dalla dimensione lavorativa).

Di questa nuova dimensione ne esistono i lati oscuri, come un desiderio\godimento poco articolabile in un processo di soggettivazione plastico e non tossico; ma ne esistono anche le potenzialità molto diverse da quelle di una modernità edipica di compromessi patriarcali e industriali. In questa nuova condizione concetti come Castrazione,Padre ed Edipo rimangono stritolati, e perdono la loro centralità.

Lacan e Deleuze dunque non vanno visti come alternativi, anzi molti sono i punti di contatto a partire dal seminario del ’69 (XVII) in cui il godimento viene definito come “un resto che sfugge al discorso dell’Altro”, passando per un Lacan che negli anni ’70 lavora per superare l’era dell’interpretazione in psicoanalisi, laddove questa interpretazione non permette di ricavare alcun sapere sul soggetto. Dunque Lacan si muove verso un inconscio reale, cercando di articolare il godimento con il desiderio e facendo emergere “l’elemento fuori senso e irriducibile di godimento che il sintomo porta con sé”, che possa guidare a un “saperci fare con il proprio godimento”, cercando di annodare simbolico (desiderio) e reale (godimento). Potremmo dire che l’Anti-edipo per certi versi porta un attacco a un Lacan che non c’è più. Viene scavalcato un problema di senso verso un problema di uso dell’inconscio, con una centralità della pulsione nell’ultimo Lacan che si avvicina al vitalismo deleuziano, “all’esplosione della struttura che lascia solo del reale, della produzione e del desiderio”.

È un libro, dunque, che ci lascia molti stimoli e possibili piste di ricerca, che pone problemi aperti su come affrontare la lettura dei processi di soggettivazione che ci troviamo di fronte, con uno sguardo per niente scontato e che anzi spesso cozza con una settorializzazione disciplinare che chiude molte possibilità di collegamento e ampliamento delle tematiche trattate. È un volume del quale si sentiva il bisogno in un clima, di movimento e non, dove invece che la sperimentazione e i problemi aperti spesso si ritrovano tante certezze autoverificate, che sembrano scioglilingua da imparare a memoria, tanto rassicuranti quanto inutili per provare a leggere e trasformare il presente.

 

* Pubblicato anche su “il manifesto”, 21 aprile 2015.