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Apriamo una discussione sul colonialismo finanziario

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Dopo il dibattito suscitato dal testo di ieri, riceviamo e pubblichiamo un commento e chiarimento di Franco Berardi Bifo.

l messaggio che ho spedito ieri 10 luglio ad amici che mi invitavano a Berlino per due convegni su letteratura e democrazia ha provocato reazioni critiche e polemiche.

Per larga parte condivido la critica che si può rivolgere al mio rifiuto: esso contiene un pericolo di nazionalismo anti-tedesco che non condivido assolutamente. 

Voglio quindi sottolineare il carattere "retorico" del mio messaggio di non partecipazione. Al tempo stesso mi interessa svolgere le implicazioni teoriche e politiche di questa questione.

Anche se è antipatico rinviare alla (propria) bibliografia, per evitare lunghi ragionamenti vi mando il link a un articolo pubblicato su alfabeta2 intitolato “Non si è ancora fatto sera”.

Non intendo affatto dire che i tedeschi siano responsabili dei crimini nazisti, e neppure che esista una sorta di “spirito tedesco”. Però credo che dovremmo ragionare sul nazismo al di là della sua determinazione storica hitleriana, come suggeriscono Karl Jaspers in un saggio del 1947 e Gunther Anders a più riprese. 

Quanto al senso della mia decisione di rifiutare gli inviti tedeschi, so bene che si tratta di un’azione piuttosto screanzata. Ma dopo aver passato dieci giorni ad Atene, e dopo aver letto in quei giorni un po’ di articoli dalla stampa tedesca (valga per tutti l’articolo di Jochen Bittner “It’s time for Greece to go”, tradotto dal New York Times dell’8 luglio) mi è parsa intollerabile l’idea di andare in Germania a chiacchierare in un paio di convegni che si occupano di poesia e democrazia. E mi è anche sembrato necessario invitare tutti a segnalare il senso di fastidio di rabbia e di preoccupazione che la svolta nazionalista della politica tedesca provoca in chiunque non sia completamente sprovvisto di conoscenza storica. 

Inoltre credo che un’analisi dell’evoluzione europea degli ultimi anni ci manchi quasi del tutto. Dal 2005 in poi le sciocchezze politicistiche negriane ci hanno impedito di ragionare sulla natura sociale ed economica dell’Unione. Per essere più preciso: forse dovremmo cominciare a ragionare non solo sull’Europa dopo Maastricht come implementazione forzata del programma neoliberale, ma anche su un carattere di vero e proprio colonialismo finanziario dell’Europa “a trazione tedesca”. La nozione di colonialismo è un po’ desueta, lo riconosco, (e anche pericolosa perché rischia di suscitare reazioni di tipo nazionalitario) ma non del tutto incongrua.

Le cose che ha detto recentemente in televisione Massimo D’Alema (l’odioso D’Alema non è un deficiente, è una testa piuttosto fina) che immagino tutti abbiamo ascoltato si traducono in questi termini: grazie alla differenziazione dei tassi di interesse e all’imposizione di un regime del debito illimitato e crescente l’economia forte ha trasferito risorse e capitali dai paesi deboli.

Giustifica tutto questo la mia sceneggiata un po’ napoletana di sbattere la porta in faccia a dei cortesi colleghi ed amici berlinesi? Forse no, ma non ne posso più di essere totalmente impotente a guardare la quotidiana umiliazione dei miei amici greci.

Diamoci una mossa, ragazzi, dobbiamo trovare forme di azione simbolicamente e materialmente efficace, altrimenti finiremo per assistere a una violenza continua discettando sulla correttezza dei nostri enunciati teorici.

Un piccolo supplemento su quello che sta accadendo in questi giorni.

Avete letto tutti dell’"accordo" che Tsipras è stato costretto a firmare con la pistola puntata alla tempia. Sapete che Pammenos e il suo partito ANEL (rappresentanza delle forze armate) hanno una posizione molto critica ai limiti della rottura. 

A questo punto si andrà necessariamente a un rimpasto del governo con esclusione della destra e della sinistra e probabile immissione del Pasok e To Potami.

Questo rimpasto era previsto nei giorni scorsi. Nell’incontro che ho avuto due giorni fa con un amico molto vicino alla direzione di Syriza questo amico (del quale preferisco qui non fare il nome) mi ha detto qual è il pericolo principale in questo momento. 

Il pericolo è che la piazza esploda (comunisti e anarchici già ieri sono scesi in piazza per protestare contro l’accordo). A quel punto un intervento repressivo da parte della polizia (largamente infiltrata da Alba dorata) aprirebbe la strada alla peggiore delle prospettive, che io mi astengo perfino dal nominare.

Questo è l’esito cui hanno lavorato l’FMI e i dirigenti tedeschi. Se non volete chiamarli nazisti ditemi voi come devo chiamarli.