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La crisi colpisce, la politica si deresponsabilizza

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di VERONICA MARCHIO

La condizione di Hamid, marocchino migrante e residente in Italia da sedici anni, è paradigmatica in quanto fa emergere quale sia la condizione di vita nella crisi. La precarietà è inscritta nella sua biografia: ha perso il lavoro nell'ambito di un processo di deindustrializzazione che colpisce Anzola dell’Emilia, in provincia di Bologna, territorio in cui nel corso del tempo e in modo accelerato negli ultimi anni la chiusura delle fabbriche produce in modo vistoso disoccupazione e impoverimento. La crisi dunque dispiega i suoi effetti materiali in modo brutale su questi soggetti che si vedono privati della possibilità di condurre una vita dignitosa. Negli ultimi mesi ad Anzola – come tanti della zona guidato ovviamente dal PD – alcune famiglie, impossibilitate a pagare l’affitto a causa della perdita del salario o comunque della sua insufficienza, hanno dato vita a una rete di resistenza agli sfratti, sostenuta da collettivi dell’area bolognese. Hamid in questa intervista ci racconta la sua esperienza di lotta e resistenza e individua immediatamente la sua controparte: la classe politica.

Qual è il percorso che ti ha portato in Italia?

Vengo dal Marocco e vivo in Italia da 16 anni, quando sono arrivato qui ho iniziato a fare dei lavori come l’assistenza agli anziani, perché all’inizio non avevo i documenti. Quando mi sono messo a posto con i documenti ho iniziato a lavorare con una ditta agricola anzolese, la Bignami. Lì ho lavorato dal 2004 fino al 2009, poi la ditta ha chiuso le porte in modo spontaneo senza avvisarci e siamo andati in cassa integrazione straordinaria, subito. Ci siamo quindi trovati fuori dai cancelli del lavoro con una cassa integrazione di 500 euro, avevo già due bambini. Mi sono quindi trovato con la difficoltà di pagare l’affitto, questo sempre nel 2009.

Come ha reagito il comune? E chi era il proprietario della casa?

Nel 2010 il comune è intervenuto e ci ha pagato un anno di affitto con delle leggi antisfratto. La crisi però è continuata e anche dopo il 2010 i problemi c’erano, non riuscivo a pagare l’affitto. Io abito in un palazzo dell’Opera Pia (Asp, poveri vergognosi), nel 2012 pagavo 500 euro al mese più il condominio da 70 euro, sebbene si tratti appunto di un’associazione per i poveri. Dal 2011 praticamente mi sono ritrovato senza lavoro e quindi non potevo pagare l’affitto. Nel 2012 mi è arrivata la prima lettera dell’Opera Pia che diceva che mi avrebbero sfrattato. In quegli anni il comune interveniva e rimandava lo sfratto ogni 4 /6 mesi per motivi politici, perché c’erano sempre le campagne elettorali, e loro volevano i nostri voti.

Nel 2014 è arrivata una nuova amministrazione al comune di Anzola e questa non aveva nemmeno l’intenzione di darci una mano. In questo periodo di crisi riesco a trovare al massimo un lavoro di due mesi e poi sto a casa altri due mesi, non è come prima che lavoravo fisso e avevo un reddito idoneo. Insomma, non riesco a pagare l’affitto in modo continuativo. Nel 2014 mi hanno mandato quindi la lettera dello sfratto esecutivo, tutti gli stranieri di Anzola hanno votato il nuovo sindaco che però non ha fatto nulla, anzi. Nel 2015 hanno provato a buttarci fuori, senza una minima assicurazione per i bambini che devono andare a scuola e così via. Meno male che abbiamo trovato dei ragazzi e delle persone che ci hanno aiutato, da marzo ad aprile, quando ci sono stati i due tentativi di mandarci via e buttarci per strada. Il comune non è intervenuto nemmeno per darci un altro tetto, vogliono mandarci in mezzo alla strada, è una cosa che non abbiamo sentito mai nemmeno nel “terzo mondo”.

Voi avete parlato con il comune?

Si, abbiamo parlato però non ci hanno prestato attenzione, nulla, hanno detto che ci hanno aiutato ma non so in che senso, forse accumulando i nostri debiti dell’affitto? Grande aiuto! Adesso ho un debito di 20.000 euro con l’Opera Pia. Poi ultimamente ci hanno dato una “possibilità”: quando finisce la scuola dei bambini hanno detto che ci danno un biglietto di volo di andata per il Marocco (non per me, solo per mia moglie e i miei figli). Questo però solo per noi due famiglie con i figli. L’altro andrà in Francia dopo trent’anni in Italia, lui non ha proprio più un lavoro e non riesce a pagare l’affitto. Vogliono metterci come i barboni in mezzo alla strada con tre figli.

Lo sfratto per quando è previsto?

Lo sfratto è previsto per l’undici giugno. Ci hanno proposto il biglietto di andata per il Marocco. All’inizio ci avevano detto che ci compravano anche quello di ritorno, cioè quando iniziava la scuola dei bambini a settembre. Ora quello non ce lo prendono perché dicono che lo compreranno quando avranno trovato una soluzione, una casa per noi. Cosa significa? È da sei anni che abbiamo questo problema di affitto, l’avvocato dell’Asp ci ha detto che lui ci conosce, ma adesso dice che sono sei anni che rinviamo ma è il comune che non ci aiuta. Questa nuova amministrazione non vuole sentire niente. Il sindaco addirittura ci ha detto che all’ultimo picchetto non ci hanno sfrattato non perché eravamo in tanti ma perché i carabinieri erano occupati all’aeroporto, altrimenti avrebbero portato molti più uomini, sembra una barzelletta.

La situazione è questa, speriamo che con i ragazzi che ci stanno a fianco, con la pressione, riusciamo a fare qualcosa. Secondo me questa proposta ce l’hanno fatta grazie a queste persone che ci sono state vicine, noi non ci sentiamo soli, il comune ha capito che non siamo soli. Il comune per evitare il casino ci ha detto che ci fa il biglietto.

Perché hai deciso di resistere?

Perché lo sfratto per me è una pena di morte per la famiglia. Vuol dire essere condannato a morte per una famiglia con i figli.

Ad Anzola c’è stata tanta solidarietà?

Sì molta, i nostri connazionali e anche alcuni italiani, è grazie a loro se ancora siamo in casa. Di italiani del quartiere ce n’erano pochi perché era un giorno lavorativo, quindi molti non potevano venire. Io a scuola ho chiesto alle persone, ma era difficile perché dovevano tutti lavorare, sennò sarebbero venuti. Con gli altri marocchini ad Anzola siamo una famiglia, ci sono tante famiglie che è da tanti anni che sono lì, siamo come parenti. Italiani ad Anzola ce ne sono pochi anche perché è un paesino piccolo. Poi la cosa bella è che noi abbiamo ricevuto questo aiuto dalle persone ma non ci sentiamo in dovere di ricambiare, al massimo andare agli sfratti delle altre persone. Perché noi sappiamo che oggi siamo noi in questa situazione ma un altro giorno potrebbe capitare a qualcun altro.

E come si comportano gli assistenti sociali?

In generale non si fanno vedere molto. Vengono sempre durante lo sfratto. I carabinieri li hanno chiamati dicendo: “Vedi che ci sono i proprietari di casa e noi che dobbiamo sgomberare la famiglia, ma dove la mandiamo? Noi li buttiamo fuori casa ma poi loro dove vanno? Dovete venire voi”. Perché si chiamano assistenza sociale se poi non ci sono? I proprietari dicono di avere il diritto di prendere il loro appartamento e i carabinieri il dovere di eseguire l'ordine di sfratto, ma alla fine noi dove andiamo?

Quando sei arrivato in Italia che aspettative avevi?

Io sono venuto da un paese che sappiamo è del terzo mondo e dove non ci sono i diritti umani, ultimamente con il nuovo re c’è stato un cambiamento ma quando io sono arrivato in Italia in Marocco era un periodo come se ci fosse un Saddam Hussein. Per questo sono venuto in Italia, sperando che fosse un paese democratico, in mezzo all’Europa. Speravamo di trovare una migliore situazione. Ultimamente però a causa di questa crisi l’Italia è cambiata molto.

Se l’undici vi sfrattano tu cosa fai?

Se il comune ci garantisce che dopo l’estate quando ritornano i bambini dal Marocco ci trovano qualcosa, un tetto, allora va bene.

Tu ti fidi di loro, dei politici?

Io non ho fiducia, ma credo che sia la pressione che fa la fiducia. Dei politici non ci si può fidare, lo sappiamo, è così in tutto il mondo. I politici cercano sempre gli interessi, non hanno dei principi, cambiano faccia dove trovano l’interesse. Il ruolo della politica dovrebbe essere quello di aiutare gli altri. La politica fa la guerra per arricchire alcuni e impoverire la maggior parte delle persone. Creano una guerra tra poveri dove noi diventiamo sempre più poveri e loro sempre più ricchi. Non siamo noi immigrati i nemici, ma quelli che stanno in parlamento. Alcuni italiani dicono che noi rubiamo il lavoro, ma sono tutte cose che vengono dette dalla televisione.

Quindi le proposte che vi hanno fatto quali sono?

Allora all’inizio ci avevano detto come ti dicevo che facevano il biglietto di andata e ritorno per figli e moglie. Ora hanno tolto il biglietto di ritorno, che lo faranno quando troveranno una casa.

All’inizio ci avevano detto che forse c’erano due case provvisorie a San Giacomo che però è una soluzione emergenziale e non è sicuro che si libereranno. Se ci dicono che ci fanno andata e ritorno e che i bambini possono tornare a scuola e avere un tetto noi accettiamo. Il sindaco ci ha anche detto che i privati non ci vogliono affittare la casa anche se abbiamo un lavoro perché sanno che abbiamo resistito allo sfratto e quindi adesso non ci vuole più nessuno, la resistenza ha sporcato la nostra reputazione hanno detto. Poi il sindaco in campagna elettorale diceva che la sua priorità era la questione abitativa ma erano solo promesse, di concreto non hanno fatto nulla.