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Il martedì di sangue di Maidan: programma, organizzazione e cadaveri

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di ZAHAR POPOVICH

Molti attivisti sono rimasti demoralizzati per gli eventi del 18 febbraio. C’è un senso di impotenza generale, tra coloro che chiedono l’elemosina al governo per prevenire una guerra civile e per fare qualcosa rispetto a tutti questi “fascisti”, così come tra coloro che sono attivamente riusciti a sfruttare la Maidan come uditorio per i loro sforzi politici.

Proprio la sera del 18 febbraio, la presentazione inaspettatamente piena della rivista “Commons” (“Спильнэ”) nella “Casa Ucraina” – ancora occupata dai manifestanti – è sembrata un grande successo. Per la prima volta, un evento organizzato dalla sinistra radicale è stato partecipato da una folla così ampia di persone normali e “incontaminate” dalla teoria critica. Ancora più importante, i nostri slogan radicali hanno ricevuto una risposta entusiastica. Come capita spesso in tempi di rivoluzione, le persone sono ancora più radicali dei rivoluzionari. Così, quando parlavamo dell’impoverimento sociale, abbiamo evidenziato i limiti dei diritti borghesi, parlando di una legge per impedire agli oligarchi e ai milionari di assumere posizioni di governo, per vietare loro di partecipare alle elezioni a tutti i livelli. L’uditorio ha risposto con la sua contro-proposta: togliere a oligarchi e milionari tutti i diritti politici.

Il giorno dopo, i ricordi di questo incontro sono agrodolci. Le truppe hanno catturato la “Casa Ucraina”, dopo averla assaltata e aver fatto fuori il piccolo numero di forze di autodifesa, che dopo tutti gli sforzi in merito, non risultava essere formato da anarchici (grazie alla non piccola parte dei nostri avversari politici).

Ora, appena un giorno dopo, non abbiamo molto di che stare allegri. Ciò è particolarmente evidente se si osservano gli attacchi eroicamente insensati contro il “Berkut” (la polizia antisommossa) e i tentativi di trascinare via un giovane dalle barricate, maciullato da una granata stordente. E si può pensare: ok, bene che non sia capitato a te, che non hai dovuto correre sotto il fuoco, abbandonando i corpi dei tuoi compagni uccisi sul ponte in rovina. Oppure, si può testimoniare il flusso continuo e senza fine dei feriti sulla “prima linea” (come è chiamata a Maidan), portati via dai veicoli dei servizi medici di emergenza, che partono letteralmente ogni minuto; le loro sirene penetrano nell’aria, senza sosta.

In un solo giorno di combattimento ci sono alcune dozzine di morti, con centinaia di feriti ricoverati in condizioni critiche. Per quanto possa ricordare, sicuramente per la prima volta dall’inizio delle proteste di Maidan, la vita a Kiev è duramente interrotta, non solo nella piazza, ma anche nelle aree circostanti. In questa città di milioni di abitanti la metropolitana non funziona, così come la maggior parte del sistema pubblico dei trasporti. Le strade nelle zone centrali della città sono al contempo vuote e paralizzate dal traffico: i posti di blocco della polizia fermano le macchine, provando ad arrestare i tentativi di rinforzare Maidan e prevenendo il rifornimento di cibo, benzina, riparo e soprattutto gente. Eppure le persone trovano i modi per arrivare a Maidan, per avvicinarsi al tritacarne nella piazza. In ogni caso, è chiaro che il numero di persone là non sta diminuendo.

Nel suo articolo sul sito “Спильнэ”, Taras Salamanyuk ha probabilmente espresso con precisione il generale sentimento di debolezza e impotenza tra le organizzazioni radicali: “Non abbiamo né organizzazioni capaci di eseguire attività strategiche pianificate, né risorse mediatiche che ci permettano di raggiungere un ampio uditorio, né strumenti sufficienti per analizzare con competenza le nostre azioni”. Tuttavia, oltre all’impotenza della sinistra radicale ucraina, ciò che trovo particolarmente deprimente è la debolezza nell’organizzazione di Maidan in generale.

Durante la sera, sulle barricate, non sono riuscito a vedere nessuna delle ampiamente annunciate unità di autodifesa naziste. Ho però visto decine di noti intellettuali di Kiev gettare benzina per il “muro di fuoco”, che è fondamentalmente il solo metodo efficace per respingere gli attacchi del “Berkut”. Ho anche visto giovani hipster – ovviamente provenienti da Kiev e non dai villaggi dell’Ucraina occidentale. È stata proprio questa gente a buttarsi in questa lotta, dando fuoco ai blindati e ai cannoni d’acqua con le molotov. Sono quelli che rifiutano di correre tra la folla quando cominciano a esplodere le granate, una dopo l’altra. E sono proprio queste persone che i servizi di emergenza rimuovono da Maidan, con ferite di pallottole, senza dita delle mani e dei piedi, spazzate via dalle granate.

Maidan si è rivelata impotente, non solo nella sua capacità di formulare domande sociali accettabili per la maggioranza dei manifestanti, ma anche nel mettere in discussione la propria organizzazione.

Le truppe aviotrasportate sono state trasferite a Kiev, dalle basi nel Dnepropetrovsk. I manifestanti si stanno armando e attaccano i distretti di polizia e gli uffici della SBU (il servizio di sicurezza dello stato ucraino), e non solo nelle regioni occidentali. Dall’ufficio regionale della SBU circondato a Hmelnitskoe hanno cominciato a sparare, ci sono già tre cadaveri nella battaglia. A Komsomolsk, famosa per lo sciopero su vasta scala nel locale impianto di estrazione e lavorazione di Poltava, assalitori ignoti hanno bruciato l’ufficio del Partito delle Regioni (il partito del governo Yanukovich). In molte città industriali, sono scoppiate proteste di massa di lavoratori organizzati, e la sinistra non sta giocando un ruolo significativo. Lo sciopero generale precedentemente annunciato è fallito nel materializzarsi, o si è trasformato in una serie di chiusure simboliche per poche ore, organizzate e coordinate con la direzione delle aziende.

Senza dubbio, una potenziale sconfitta delle proteste di Maidan – che sta diventando sempre più probabile – sarebbe estremamente dannosa per il movimento dei lavoratori in Ucraina. Sarebbe il peggiore degli scenari possibili. Dopo possiamo aspettarci la distruzione dei sindacati indipendenti, una sostanziale restrizione della capacità di autorganizzazione politica dei lavoratori. Anche altre possibili alternative al momento presente sono cupe. Una piena vittoria dell’opposizione, nella sua attuale forma parlamentare, significherebbe non solo duri passaggi neoliberali, ma anche il rafforzamento dell’ultra-destra. Potrebbe anche segnare l’inizio di campagne contro le “nocive ideologie di sinistra” e i sindacati, mentre i portatori di tali ideologie sarebbero i principali bersagli. E non sto nemmeno parlando del possibile scenario di una guerra civile e la comparsa di reali – nel contenuto e nella forma – “eserciti ribelli” nazisti.

 

* Pubblicato su openleft.ru. Traduzione di Commonware.